Prima vietato, poi limitato, infine permesso: non c’è attività come il ciclismo che meglio di tutte rappresenti la schizofrenia dei decreti Covid sullo sport. A differenza di molte discipline in zona rossa dal primo giorno, soprattutto a livello giovanile, la bici è passata da veicolo inutilizzabile nel primo lockdown a mezzo che può superare i limiti imposti dal governo: a chi pedala ora è consentito di spostarsi da un comune all’altro per allenarsi, non importa a quale livello. Unica condizione: che l’esercizio si concluda nel territorio di partenza.
A stabilirlo è stato il governo stesso, rispondendo a una delle numerose richieste di chiarimenti che accompagnano i provvedimenti sulla lotta al virus. Precisazione arrivata lo scorso 24 dicembre, un vero e proprio regalo di Natale per il popolo dei pedalatori, costretto per mesi a viaggiare nell’incertezza su come e dove poter svolgere l’attività. Nell’occasione si è sancito in modo definitivo (e per iscritto) il via libera alle bici, mal sopportate sulle strade in genere, finite addirittura nel mirino dopo le prime limitazioni agli spostamenti: basti ricordare che nello scorso marzo chi persino i ciclisti professionisti, pur autorizzati ad allenarsi in vista della ripresa delle gare, hanno scelto di fermarsi per non incorrere nelle ire degli automobilisti, dopo alcuni casi di minacce e aggressioni non solo verbali.
Nove mesi per far chiarezza: facile dire che si sia trattato di un vero e proprio parto. Con un’attesa non solo lunga, ma persino inutile: restando in casa per settimane durante una primavera beffardamente estiva per giornate e temperature, il ciclista amatoriale si è sicuramente chiesto quale pericolo potesse rappresentare per il resto della comunità. Pedalando da solo, o con un amico a debita distanza, in campagna o in collina come avviene di solito, non avrebbe favorito i contagi. Al contrario, sarebbe stato utile a se stesso: a sentire i medici, l’attività sportiva, specialmente in forma continuativa e all’aria aperta dove il virus fatica a diffondersi, abbassa la soglia di rischio.
E’ anche per questo che le restrizioni hanno avuto pure un risvolto felice: un po’ per reazione al lungo periodo in casa e un po’ per le agevolazioni sotto forma di bonus economico, molte persone hanno preso d’assalto i negozi di biciclette, (ri)scoprendo un mezzo che condensa in sé svago, attività fisica, relax e, perché no, turismo ed ecologia. Ma soprattutto quel senso di libertà che ritroveremo quando finalmente si riuscirà ad andare in fuga dal virus.
da Il Resto del Carlino
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