La Svizzera - a causa della pandemia, ma rispettando i tempi tecnici - ha rinunciato ai Mondiali di Ciclismo ma, dopo aver fatto richiesta ufficiale di rimborso all'UCI, di quei soldi non ha saputo più nulla. A rivelarlo è stato il quotidiano svizzero Neue Zürcher Zeitung, confermando che il Governo nazionale più volte ha chiesto all’Unione Ciclistica Internazionale di restituire i famosi 11 milione di euro, meno le spese, versati per l’organizzazione del Mondiale di Aigle e Martigny.
Se da una parte il Mondiale di Imola è stato un successo per gli elvetici con Marlen Reusser che ha vinto l'argento e i suoi colleghi uomini Marc Hirschi e Stefan Küng che sono tornati a casa con il bronzo al collo, sotto il profilo finanziario la mancata organizzazone della prova iridata ad Aigle-Martigny ha lasciato i conti in rosso.
I soldi versati dal comitato organizzatore provenivano dai cantoni di Vaud e Vallese e dai Comuni partecipanti, che avevano approvato un bilancio di 11,8 milioni in franchi svizzeri. Il solo Governo federale aveva offerto 5 milioni di franchi, un gesto importante con l'obiettivo di promuovere il ciclismo nel Paese. Il comitato organizzatore locale aveva sborsato 4 milioni, mentre mezzo milione è andato alla Swiss Cycling per aumentare le strutture sportive. Di tutto il budget, il Governo federale aveva trattenuto solo l'ultimo mezzo milione, in attesa di ricevere il bilancio finale della manifestazione. Tra l’altro il Governo svizzero ha fatto notare che l’UCI, oltre ai soldi del comitato elvetico, ha intascato anche quelli del comitato di Imola, che però ha versato un importo nettamente inferiore per salvare la prova iridata.
«Sarebbe assurdo che un’organizzazione sportiva mondiale trattenga soldi pubblici dopo che un campionato del mondo non si è svolto»: Aline Trede, Consigliera nazionale svizzera, ha così commentato la mancata restituzione dei soldi versati da parte dell’UCI. «Chiediamo all'UCI di rimborsare immediatamente il denaro ricevuto, al netto delle spese sostenute, alla Confederazione, ai Cantoni e ai Comuni elevetici».
Da Berna più volte è stata sollecitata l’Unione Ciclistica Internazionale, ma attualmente nessuna risposta sarebbe arrivata. I vertici della Confederazione Svizzera, inoltre, fanno sapere che ci sono dei progetti come "Fast & Female", in favore delle donne in pericolo, che per andare avanti hanno bisogno di quei soldi versati per un mondiale mai disputato ed ora richiesti in restituzione.
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