Di chiudere la stagione con zero vittorie non gli era mai capitato, nemmeno da neoprofessionista. E quindi è normale che giunga per Elia Viviani il momento delle riflessioni. Il veronese si è raccontato a Ciro Scognamiglio su La Gazzetta dello Sport, questi i passaggi chiave della sua intervista.
«Non sono mai stato “super”, altrimenti, pur nelle difficoltà, almeno un successo sarebbe arrivato. Le colpe? 50 e 50 tra me e la squadra: pensavo fosse più semplice ricreare il gruppo per lo sprint attorno a me, invece non è stato così. È stta una stagione nata male, dal Down Under in poi è stato un continuo cambiamento, un continuo inseguire e se non sei sereno, diventa dura».
E ancora: «Dal punto di vista della preparazione, con Diego Bragato che ora è il mio punto di riferimento, ho cambiato poco rispetto al passato: i numeri c’erano, i risultati no. Di sicuro mi è mancato il lavoro in pista».
Elia torna poi sul passaggio dalla Deceuninck Quick Step alla Cofidis: «Credo nel progetto della Cofidis ancor più di prima. Volevo una squadra con un gruppo costruito attorno a me. L’alchimia al primo tentativo non si è creata, ma io non ci rinuncio. Il gruppo, per essere creato, deve sempre correre assieme. Sabatini deve essere una certezza, non un punto di domanda. Non può essere messo in discussione, perché siamo complementari. E Consonni sarà cresciuto ulteriormente. Obiettivi 2021? Vincere. Non importa che gara. Qualsiasi corsa a cui ci presentiamo. Partire a tutta e continuare a tutta per tornare al successo».