È tornato sui suoi passi o, per meglio dire, ha deciso di non scendere di sella, almeno per un po’. Enzo Ghigo aveva rimesso il mandato di presidente della Lega Ciclismo Professionistico. Per la precisione l’aveva anticipato il 30 settembre scorso telefonicamente al Presidente Federale Renato Di Rocco, in attesa di formalizzare le proprie dimissioni al primo Consiglio di Lega utile, cosa del resto che ha fatto a fine ottobre rigorosamente in remoto (videoconferenza): dimissioni sul tavolo con immediato rifiuto da parte del Consiglio.
«È andata esattamente così – spiega a tuttobiciweb l’Ex Governatore del Piemonte Enzo Ghigo, classe ’53, dal 2015 presidente di Lega -. I miei impegni da Presidente del Museo Nazionale del Cinema di Torino, in un momento delicatissimo come questo, mi stavano prendendo davvero tantissimo tempo e, temendo di non riuscire più a stare dietro a tutto, avevo pensato che la cosa più giusta da fare fosse quella di passare la mano. Questo è quello che avevo pensato io, ma non ha trovato conforto all’interno del Consiglio che mi ha chiesto di restare respingendo di fatto le mie dimissioni. Cosa posso dire? Intanto grazie per la stima e l’affetto dimostrato nei miei confronti, ma a questo punto non posso far altro che mettermi al lavoro per cercare di concludere un lavoro estremamente importante e delicato iniziato qualche anno fa. Alla luce del nuovo assetto del ciclismo nazionale (a febbraio, Covid permettendo, dovrebbero esserci le elezioni del nuovo presidente, ndr), io cercherò di definire al meglio le competenze di una Lega che personalmente considero al momento depotenziata, come se avesse una sorta di limitatore di velocità. Il mio mandato da presidente di Lega scadrà tra due anni però, nel frattempo, in questo periodo che ci avvicinerà al rinnovo delle cariche Federali farò in modo, con l’ausilio dei miei più diretti e stretti collaboratori, di definire i confini dentro i quali la Lega potrà e dovrà muoversi. È chiaro che andranno riviste alcune cose, che sono poi sostanziali per la sopravvivenza di un organismo fondamentale come il nostro. L’autonomia, i margini d’azione, tutte cose che sono chiaramente importanti e che mi hanno indotto ad accettare di proseguire il mio lavoro nel mondo del ciclismo».