Quando i corridori del Giro d’Italia se la prendono comoda – si fa per dire: media sopra i 35 all’ora -, c’è sempre qualcuno che gli dà dei cicloturisti. Come se fosse un’offesa.
“Quella della bici è l’unica catena che ti rende libero”. Comincia così, con la citazione di un anonimo, il manuale “Cicloturismo per tutti” (Ediciclo, 192 pagine, 14 euro), non recente (2015), ma dai principi inalterati, dalle regole inossidabili, dai consigli invariati. Leonardo Corradini e Veronica Rizzoli spiegano come organizzare una vacanza in bicicletta, ma la prendono – giustamente – da lontano. E cercano nobiltà nelle origini: Annie Londonderry, che fece il giro del mondo; Luigi Masetti, l’anarchico delle due ruote, che si spinse negli Stati Uniti; Enrico Toti, il bersagliere-ciclista che pedalò anche in Russia e lungo il Nilo; fino a Paul de Vivie, in arte Velòcio, uno dei primi francesi a creare un club aperto a chi si spostasse in bici non solo per necessità, ma anche per piacere; e soprattutto al Touring Club Ciclistico Italiano, fondato nel 1896 (come “La Gazzetta dello Sport” e le Olimpiadi moderne) e ancora oggi votato ai viaggi in bici.
Fra come allenarsi e come riposarsi, come sostituire una camera d’aria e come riparare una catena, gli autori regalano suggerimenti meno conosciuti. Come per le donne che viaggiano da sole: scegliere l’equipaggiamento adeguato, senza guardare solo al risparmio; visitare un Paese dove lingua e cultura siano simili alle loro, almeno la prima volta; imparare qualche parola nella lingua locale e comunque portarsi un frasario; scegliere un alloggio in base alla sicurezza e non alla comodità; non organizzare tutto nei minimi dettagli, ma lasciare qualcosa all’improvvisazione, alla giornata. E come quando si incontrano cani selvatici o in gruppo: rallentare, eventualmente fermarsi, scendere dalla bici, mettere la bici fra voi e i cani, e camminare; comunque mai correre e mai guardarli negli occhi; se avete uno spray urticante (e se non lo avete, usate l’acqua della borraccia), spruzzatelo nella loro direzione, e se non avete altro che qualcosa da mangiare, gettatelo verso di loro; e se va male, in caso di morso o graffio, pulite bene la ferita, disinfettatela e andate all’ospedale più vicino.
Finito il Giro, si può sempre cominciare un altro giro, cicloturistico, che è vacanza, viaggio, sfida, esplorazione, ricerca, anche interiore, intima, spirituale. Corradini e Rizzoli propongono 23 itinerari più i 14 dell’EuroVelo, dalla Ciclovia del Danubio al Cammino di Santiago, dalla Route 66 alla Via Francigena, dalla Via Francescana all’Albania. Ma si possono scegliere anche mete più vicine e traguardi meno conosciuti. Anche il giro di casa, se fatto cicloturisticamente, può regalare emozioni e sorprese.
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