Ha vinto in Slovacchia e in Polonia, in Serbia e in Cina, una decina di vittorie in una decina di anni da professionista, eppure la sua più bella vittoria è stata un terzo posto.
“La Quattro giorni di Dunkerque, che poi sono cinque tappe in cinque giorni, in Francia al confine con il Belgio, nel regno del ciclismo del nord, vento e pavé, ma anche storia e pubblico. La seconda tappa, la Arques-Le Cateau Cambrésis, 204 km. Fuga davanti, gruppo dietro. Io nel gruppo. Nel finale comincia la caccia. Chiedo: quanti sono? Rispondono: dodici. Ne prendiamo due. Conto: meno dieci. Ne catturiamo tre. Conto: meno sette. Ne acciuffiamo altri tre. Conto: meno quattro. Poco prima del traguardo inghiottiamo due coppie. Conto: zero. Volatona. Il meglio dei velocisti. Ma non ce n’è per nessuno. Vinco, stravinco, braccia al cielo. E superata la linea, mi agito, mi esalto, mi celebro, fin esageratamente. Neppure il tempo di tornare festante al traguardo che mi affiancano due dei battuti, Jimmy Casper e Steve De Jongh, non per complimentarsi, ma per mortificarmi. Guarda, mi dicono, che ce n’erano ancora due davanti. Non ero stato io a fare male i conti, erano stati gli altri a dare i numeri, a darmeli sbagliati”.
Simone Cadamuro è un gigante esuberante di racconti e aneddoti, umanità e simpatia. E non a caso è uno dei componenti del gruppo autobattezzatosi e autocertificatosi Corridori Deficienti: “Un gruppo nato spontaneamente, direi istintivamente, nonché spudoratamente”. Così deficienti, spiega lui, “che non abbiamo neanche un sito Internet né una pagina Facebook, ma solo un gruppo Whatsapp”. Così deficienti, ammette lui, “che non abbiamo una sede né una casella postale né un logo né - soprattutto – una cassa”. Così deficienti, dichiara lui, “che ci vediamo anche più di una volta l’anno”. Ma deficienti, precisa lui, “non significa stupidi”.
Tant’è vero che “finalmente un giorno si organizza un ritrovo, così, alla buona, chi c’è c’è, un chiosco, una grigliata. Le adesioni cominciano ad arrivare, più numerose del previsto. E tra i primi ad aderire c’è sempre Vincenzo Colamartino, specialista nel mezzofondo, che a Roma salta su un treno e arriva dovunque. Per lui, se tutte le strade portano a Roma, tutti i treni partono da Roma. Intanto il passaparola si moltiplica. Così viene un’idea: alziamo un po’ i prezzi e destiniamo i soldi in più in beneficenza. Alla fine, mangiando e bevendo, cantando e ridendo, raccogliamo millecento euro e li doniamo all’associazione di volontariato I Musili, di Musile di Piave, e organizziamo anche una garetta per i giovanissimi. Deficienti sì, ma non stupidi”. E con un cuore grande così.
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