E’ stato il Giro dei giovani, delle sorprese, degli imprevisti. Altre date, altro clima, altra atmosfera. E’ stato il Giro della pandemia. Altri pensieri, altri traguardi, altre urgenze. E’ stato il Giro del 2020.
Ricordava il Giro del 1946, quello della rinascita. “La guerra è una meretrice infame – scrive Claudio Gregori nel suo “Coppi contro Bartali” (Diarkos, 560 pagine, 19 euro) -. Non ha commesso peccati, ma delitti. Prometteva gloria, ha seminato lacrime e sangue. Ha trasformato un campo di grano in camposanto. Ha bruciato la vita. Sulla cenere, però, la vita germoglia. Il Giro d’Italia rinasce un anno prima del Tour de France. Coppi e Bartali lo ritrovano il 15 giugno 1946 dopo sei anni, un’eternità. Ora comandano due eserciti nemici: Bianchi e Legnano. Sullo sfondo nero di un paese in lutto i due campioni splendono più di prima”.
La pandemia planetaria ha trattenuto gli italiani in casa, la Seconda guerra mondiale ha martoriato l’Italia. Gregori: “I ponti sono quasi tutti provvisori. A volte si deve scendere nel greto del fiume e superare i corsi d’acqua su passerelle. Alcuni centri, come La Spezia o Castel di Sangro, sono ridotti a macerie e gli organizzatori fanno appello alla solidarietà prima di attraversarli”.
Nel Giro del 2020 le strade sono traiettorie di asfalto, in quello del 1946 sono trincee. Ancora Gregori: “Alcune sono state distrutte. Altre impongono varianti. Un esempio. Poiché i tedeschi in ritirata hanno fatto saltare in aria la magnifica strada che da Sulmona portava a Rocca Pia e poi al Piano delle Cinque Miglia, si è riprestinata la vecchia strada borbonica da Pettorano a Rocca Pia, più stretta e più breve di tre chilometri, quindi più ripida”.
Oggi il nostro Paese è in crisi, allora ancora di più. Sempre Gregori: “La produzione industriale è un quarto di quella d’anteguerra. Ci sono tre milioni di disoccupati. Lungo la strada il Giro trova bimbi belli e straccioni come ‘I fanciulli che mangiano la frutta’ di Murillo. C’è la fame. E il cambiamento è cruento. C’è la resa dei conti. Non solo la caccia all’uomo e la vendetta contro i fascisti. Ma anche la rivoluzione politica. La monarchia ha il fiato corto”.
Il Giro del 1946 fu conquistato da Bartali. Giovanni Mosca, sulla “Gazzetta d’Italia”, alla partenza scrisse: “Forse perché è religiosissimo, ha preso il colore dei ceri”. Il Giro del 2020 è stato vinto da Tao Geoghegan. Bradley Wiggins ha commentato: “L’altro giorno mi ha mandato un messaggio: ‘Grazie per l’ispirazione, se non fosse stato per te io non sarei stato qui’. Troppo buono. Tutti noi abbiamo un ruolo da interpretare. Senza Sean Yates e Robert Millar, non ci sarebbe stato Bradley Wiggins. Senza Barry Hoban e Tommy Simpson, non ci sarebbero stati Sean Yates e Robert Millar. E’ la parte di un percorso”.
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