Indicato da molteparti come uno dei fomentatori della rivolta al Giro d'Italia, Adam Hansen ha preso carta e penna per chiarire il suo pensiero e quanto accaduto ieri a Morbegno.
«Che ci siano degli attacchi contro di me va bene - scrive sui social l'australiano della Lotto Soudal - ma molti non sanno che 16 squadre su 20 hanno chiesto di accorciare la tappa a causa della fatica e dei lunghi trasferimenti. Non è vero che sapevamo tutto con mesi di anticipo come tutti pensano, ma solo pochi giorni prima abbiamo visto le distanze che dovevamo percorrere nei vari trasferimenti».
E aggiunge: «Vista la stanchezza e i limiti del loro sistema immunitario alla fine di un Giro logorante, i corridori hanno ritenuto superfluo percorrere una tappa di 260 chilometri, che iniziava sotto la pioggia, con una pandemia in atto. Sulla linea di partenza alla fine c'erano pochissimi corridori, tutti gli altri si stavano riparando dalla pioggia sotto una tenda. E sotto quella tenda tutti pensavano che la tappa dovesse essere accorciata. Io, Adam Hansen, ho parlato come individuo a nome dei corridori che non erano sulla linea di partenza, non come Adam Hansen della Lotto Soudal. È stata una decisione collettiva di tutti i corridori che hanno deciso di non schierarsi al via. I ciclisti che volevano guidare erano liberi di farlo, ma tutti sono rimasti nella tenda fino a dopo l'orario di inizio ufficiale. All'inizio c'è stata effettivamente confusione, poi Mauro Vegni e il suo staff hanno accettato la decisione».