Jai HINDLEY. 7. Il talentino australiano fa il suo: si appiccica alla ruota di Tao e ciao, chi si è visto si è visto. In questa tappa tutta da godere, ci sono tante zone d’ombra. L’australiano con il suo team sceglie di restare davanti, ma a quel punto prova almeno una volta – dico una - a toglierti di ruota l’ingombrante Tao. Niente. Vuole la tappa e la tappa si prende. A questo punto, sul Sestriere, se una logica c’è, Jai dovrà solo agire di rimessa ad un attacco di un Ineos e di una conseguente mancata risposta da parte di Kelderman. Un po’ come avvenne nella tappa del Tour dell’anno scorso quando Thomas non resse sull’Iseran e allora ebbe il via libera Bernal. Due frecce in un arco meglio di una, ma è l’arco che non mi sembra molto flessibile.
Tao GEOGHEGAN HART. 9. Si sobbarca tutto il lavoro finale, perché quello precedente lo fa una squadra superlativa, stupenda, guidata da due ragazzi d’Italia molto bravi: Dario David Cioni e Matteo Tosatto (voto 10). Squadra che potrà essere molto utile alla causa di Tao, che non ha ancora detto Ciao a questo Giro. Al Sestriere, nella tripla scalata, corridori come Dennis e Ganna potrebbero essere letali. Salita da rapporto, salita di velocità che potrebbe alla lunga, a determinate frequenze, fare molto male. I Sunweb dovranno essere squadra come non mai, perché sul coppino ne hanno una vera e autentica e in ammiraglia non ci sono comparse, ma protagonisti.
Pello BILBAO. 7. È il simbolo del ciclista che resiste e medica, cuce e aggiusta, vive la crisi e si aggrappa a quello che c’è. Giornata difficile, che lo spagnolo assorbe bene. Bravo.
Jakob FUGLSANG. 7. Alla fine per una tappa così dovremmo davvero dire viva tutti, perché se uno vuole comprendere l’essenza del ciclismo è tutta qui, condensata (leggere il pezzo di Gatti, please) in questo tappone pazzesco. Sembra un paesaggio fiammingo, dove cambiano scenari e clima alla velocità del suono. Fuglsang sembra pronto per vivere una delle giornate più nere della sua carriera, poi come un mastro artigiano prende il cannello e comincia a saldare con pazienza tutto quello che incontra: chilometro dopo chilometro. Tornante dopo tornante. Con calma. Con impegno. Con umiltà. Con rispetto per la maglia, i suoi compagni, gli avversari e il Giro. Arriverà alla fine quarto. Applausi.
Wilco KELDERMAN. 6,5. Va quasi subito in affanno, ma per lunghi tratti si arrangia, si difende, non perde poi tanto. Perde la testa quando probabilmente chiede all’ammiraglia di far tornare indietro Hindley. Con tutto il rispetto, qui dimostra i suoi limiti. Hai quasi 3’ di vantaggio, ne stai perdendo a malapena un minuto e mezzo e fai l’isterico? Sulla carta sei anche il più veloce a cronometro, hai il Giro in mano, ma forse ho capito perché fino ad oggi non hai ottenuto un solo podio in un Grande Giro. Lo dico subito: se lo vincerà, non ne sarò felice. Lui è il simbolo della mediocrità di un grande Giro, che meriterebbe ben altro vincitore. Se poi mi fa il capolavoro al Sestriere, sono pronto a rimangiarmi tutto.
Joao ALMEIDA. 5,5. Va in ebollizione sullo Stelvio, c’era da aspettarselo, ma questo non toglie nulla al suo grande Giro. È un ragazzo sul quale si potrà lavorare. È un ragazzo che ha tanto da dire e lo dirà.
Vincenzo NIBALI. 8. Ottavo al traguardo, ottavo in classifica, punto. Non ve lo nascondo: ci ho sperato. Sono un inguaribile ottimista e sognatore. Sono un devoto della prima ora di Vincenzo, e per quello che ci ha regalato non posso che dirgli grazie. Il commento l’ha fatto lui, che anche in questo è il più bravo: «C’è chi va più forte di me. Ci sono tanti ragazzi giovani». Noi italiani abbiamo la fortuna di avere ancora lui, e io francamente, anche così, me lo stringo forte al petto. Grazie Enzo.
Fausto MASNADA. 9. Bene, se vedo in Joao Almeida un atleta tutto da costruire, lo stesso spero possano pensarlo anche per questo magnifico ragazzo bergamasco di 26 anni. Ha tirato sempre in tutto questo Giro come pochi, e alla fine è lì, 9° in classifica generale. Insomma, Nibali fatica un po’, ma su questo ragazzo qualcosa si può anche sperare: o no?
Rafal MAJKA. 5. Mi sembrava in crescita, invece paga in una tappa nella quale aveva tutto per andare meglio.
Domenico POZZOVIVO. 8. È uscito dalla top ten, ma devo ricordarvi in che condizioni è arrivato a questo Giro? Devo ricordarvi dopo che cosa?
Rohan DENNIS. 10 e lode. Ha vinto virtualmente la tappa dell’Alpe d’Huez, sviluppato 700 watt medi, ma questo non è virtuale, questo è verissimo. Lo scorso mese di aprile è stato il re di Pasqua del Team Ineos: l'australiano aveva infatti vinto l'eRace che lo ha opposto a tutti i suoi compagni di squadra del Team Ineos su un terreno affascinante, quello dell'Alpe d'Huez. La sfida è andata in scena sfruttando la piattaforma Zwift e ha visto i 30 atleti della Ineos sfidarsi su un percorso di oltre 28 chilometri che Dennis ha completato in 58 minuti. Dennis è riuscito a precedere Eddie Dunbar con Michal Kwiatkowski terzo davanti a Cameron Wurf e Pavel Sivakov. Bene, ieri ha spianato lo Stelvio. Passa per primo sulla Cima Coppi, in 1h 10’16”, media 20,730 km/h. Sviluppando 1.587 di VAM, per un’ora. Record per Strava.
Ben O’CONNOR. 7. In fuga anche oggi. All’attacco anche nel tappone dello Stelvio. Poi viene ripreso e come un Forrest Gump pare che esclami: «Mi sento un po’ stanchino…».
Giovanni VISCONTI. 7. Lo ferma la tendinite, povero Giovanni. Voleva fare blu i capelli di Luca Scinto, e invece blu gli è venuto il ginocchio. Ma per uno come lui, che ha assorbito colpi ben peggiori, questa è una passeggiata di salute.