È nuova bufera covid sul Giro d’Italia. Niente casi di positività questa volta, ma la notizia di una lettera inviata dalla Ef Pro Cycling all’Uci con la richiesta di far terminare la corsa rosa con una settimana in anticipo, in quanto non sembrano esserci le norme adeguate per proseguire. È l’ennesimo grattacapo per il direttore del Giro d'Italia Mauro Vegni che non ci sta e risponde prontamente alla squadra.
«Riguardo alla Ef Pro Cycling a me personalmente non è arrivato nulla, certo ho avuto delle comunicazioni, ma non ho visto nessun esponente della squadra che venisse a chiedermi spiegazioni: si tratta di una comunicazione che si sono passate le squadre tra loro, ma io non mollo e dico ancora una volta che il Giro arriverà fino a Milano».
Già questa mattina nell’organizzazione del Giro c’erano stati non pochi problemi. Tutto è iniziato con la notizia che riportava il contagio di 17 poliziotti al seguito della corsa rosa, notizia poi smentita dallo stesso ministero degli interni che precisava l’accaduto: poliziotti contagiati sì, ma tutti al seguito del Giro E, che viaggia in parallelo alla corsa ma non entra in alcun modo in contatto con la bolla "agonistica".
«Quando si diffondono le notizie q, bisogna farlo nel modo corretto: per sistemare l’accaduto è dovuto intervenire il ministero degli interni con una nota ufficiale che ha specificato che i poliziotti nulla hanno a che fare con il Giro d'Italia. Il Giro-E è una realtà nettamente separata dalla nostra, ancora una volta smentisco categoricamente che quegli agenti siano venuti a contatto con qualcuno della nostra organizzazione e soprattutto con i corridori. A chi mi accusa di avere un’organizzazione che non ha tamponi e dispositivi di sicurezza adeguati, rispondo che sono pronto a tirare fuori i documenti del DCI che dimostrano quanto tutto questo non sia vero. Siamo arrivati a Palermo con i tamponi fatti, la polizia li ha fatti a Milano prima di partire, noi li abbiamo ripetuti ieri e siamo tutti negativi».
Sono dure le parole del direttore del Giro d’Italia, impegnato a dimostrare una volta di più che la corsa sia sicura. E Vegni si rivolge anche direttamente ai corridori: «Io rispetto i ragazzi e i loro timori, quando si parla di salute bisogna stare molto attenti, ma noi come organizzazione lo facciamo ogni giorno mettendo in campo tutte le nostre forze. Chi sta intorno agli atleti dovrebbe muoversi nella stessa maniera, contribuendo a crerare una bolla di tranquillità. Perché anche certi dirigenti non hanno avuto dei comportamenti completamente corretti».
Per Vegni sembra fuori discussione la possibilità di bloccare il Giro prima dell’arrivo a Milao: «Parliamoci chiaro, i risultati che abbiamo sono gli stessi che hanno le altre gare, non capisco perché dovremmo fermarci, il Giro va avanti senza ombra di dubbio. Alla fine guardiamoci anche un po’ intorno, siamo ad ottobre, in Italia solo oggi si sono registrati quasi 9000 nuovi casi, una situazione ben diversa da quella di fine agosto. Il rischio è già di per sé alto, il virus non lo scopriamo oggi, già prima della partenza sapevamo che in qualche modo ci avrebbe colpito, è un problema che esiste. A noi non resta altro che proseguire per la nostra strada e combattere con testa alta».