Gli organizzatori di gare ciclistiche avrebbero bisogno, anche loro, di un decreto “semplificazione”, una sola autorizzazione ed una sola ordinanza di sospensione del traffico e, invece, eccoti arrivare la circolare del Capo della Polizia che, anziché una sola ordinanza prefettizia per ogni provincia, richiama alla necessità di aggiungere pure quelle dei sindaci, una per ogni centro abitato dei loro rispettivi Comuni.
Un puro e formale richiamo al codice della strada che assegna ai prefetti la competenza sulle strade extraurbane e ai sindaci su quelle dei centri abitati che, nel caso delle gare ciclistiche, può diventare un vero festival dell’ordinanza, un puzzle da ricomporre ogni volta, senza trascurarne alcuna perché, come ricorda la circolare in questione, si tratta di quelle ordinanze che «condizionano la validità dell’autorizzazione». Occhio!
A questo punto, la domanda sorge spontanea: chi ha voluto questa frittata? Chi ha rotto l’uovo del buonsenso, quello dell’interpretazione pratico/bonaria dalle prefetture che teneva insieme semplificazione e certezza di sospensione del traffico sull’intero percorso?
Sappiamo che i sindaci hanno posto la questione al Ministero dell’Interno e che il Capo della Polizia il 29 settembre ha risposto nei termini che ora conosciamo, forse gli unici a sua disposizione nel quadro legislativo vigente.
Forse che i sindaci si sono lamentati di “lesa maestà” oppure presi da puro protagonismo burocratico?
Difficile crederlo. Il timore è un altro, che in troppi casi le gare ciclistiche (vogliamo dire le granfondo?) abbiano attraversato i Comuni senza i preventivi e coordinati contatti con le polizie locali, oppure, timore assai forte, di non avere rispettato i tempi di sospensione stabiliti dai prefetti, trasformando i classici 15 minuti in qualcosa di ben più ampio, determinando sconcerto e disagi sia alla circolazione che agli organi di polizia.
Su questo, penso, che siamo in molti a dover riflettere: organizzatori e direttori di corsa in primo luogo, ma anche la FCI (nelle sue varie articolazioni) laddove non avesse operato sufficientemente sia in termini formativi che di corretta applicazione dei propri indirizzi organizzativi.
Consola in parte che la circolare del Capo della Polizia Gabrielli chiude con la frase «in questo quadro di riferimento, è riconosciuta alle Prefetture una generale funzione di coordinamento e raccordo sui provvedimenti dei Sindaci interessati».
Una necessità assoluta, che possiamo intendere anche come un invito a costituire presso le prefetture i “tavoli di lavoro per la programmazione e lo svolgimento delle gare” suggeriti dal Ministero dell’Interno sin dal lontano 1997, ma in pochi casi messi in piedi.
Un lavoro possibilmente da coordinarsi con la stessa FCI, per fare tesoro ed esperienza comune delle soluzioni migliori che qua e là potranno essere proposte, accettate ed infine applicate.
In prospettiva, la materia delle gare ciclistiche meriterebbe una più razionale disciplina nello stesso codice della strada, ma questo, per il momento, non deve impedire di fare il pane con la farina che abbiamo.
Nel leggere la circolare Gabrielli viene in mente quel cartello posto dietro il bancone dei vecchi negozi di campagna: «per colpa di qualcuno, non si fa credito a nessuno».
Meglio decidere che il «nessuno» siamo tutti noi. Quelli che vogliono davvero bene al ciclismo, in sicurezza, per tutti.
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