P come parlare. Nel senso di comunicare. Inteso come divulgare, non come ricevere l’Eucaristia: nel ciclismo, quando si parla di ostìa, in genere si intende un’altra cosa. Di modi di esprimersi ce ne sono tanti, ognuno ha il suo: c’è chi parla un italiano forbito, chi aulico, chi moderno, chi alla vaccinara come Gigggetto Sgarbozza. La regola migliore per farsi intendere da tutti è il classico ‘parla come mangi’, con un’avvertenza: sempre meglio controllare come si comporta uno a tavola. Fra tanti linguaggi, c’è naturalmente quello della tv, che si sforza di essere al passo con i tempi: purtroppo, spesso non si nota il passo. In Rai, dove stanno facendo un corso accelerato all’ex campione Cunego perché impari a pronunciare correttamente il nome di Fuglsang (lui lo chiama Fuslang), hanno lanciato le dirette web con i protagonisti della corsa: collegato dopo la crono, Paolo Slongo, tecnico di Nibali, litigando con la linea wifi ha spiegato come ‘Vi…zo…on…ote…spi…re…ù…te…qu…va…ve…te…Ma…bi…pe…ri…ci’ (riunendo i puntini come nella Settimana Enigmistica, sta per ‘Vincenzo non poteva spingere più forte in quanto ha trovato vento forte. Ma abbiamo tempo per rifarci’). Non c’è stata interferenza, invece, quando Paolo Bellino, direttore generale di Rcs Sport, ha annunciato fra le novità ‘i video al led per i cambi di direzione’: al povero telespettatore è rimasto il dubbio se si tratti di una comunicazione di servizio o un quiz.
T come tampone. Nel senso di procedura diagnostica per rilevare un virus. Compagno di viaggio del ciclismo dopo la ripartenza, in questo Giro si presenta a scadenze fisse: nei giorni di riposo, corridori e staff anziché la visita della moglie riceveranno un bastoncino cotonato su per le narici. Molti ritengono che sia meglio. In caso di positività, nel team colpito diventerebbe un appuntamento quotidiano: chi paragonerà questo ospite fisso al pesce che dopo tre giorni puzza, significa che è sano, perchè sente gli odori. Chi invece paragona queste attenzioni al marcamento stretto degli avversari di classifica fraintende: quello si chiama tampinamento. Il tampone viaggia in un laboratorio mobile, regolarmente accreditato: nel senso che è credibile, non che ha il pass al collo. Inevitabile che condizioni il Giro: un corridore sanguinante dopo una caduta si è rialzato in fretta ed è ripartito quando ha sentito il medico di corsa dire ‘tranquillo, questa ferita la tamponiamo’. Comprensibile che un clima così faccia saltare i nervi: alla fine della tappa di Agrigento, Ruben Guerreiro ha battibeccato con Kruijswijk che l’ha urtato durante il lento deflusso dalla zona d’arrivo. Laconica la spiegazione: ‘Sono stanco di esser circondato da gente che mi tampona’.