Negli ultimi due anni ha trovato tre nuove ragioni per andare in bicicletta. La prima ragione: sul Teide con Anna, la figlia, lei bici elettrica, lui la solita, e gli “sembra che salire al Teide sia un’esperienza quasi mistica”, “le montagne, o certe pareti hanno un viso, quasi dei tratti somatici, come un corpo”. La seconda ragione: Transverdon, 290 km attraverso le Alpi Provenzali, in fuori strada, per metà sentieri di montagna, “la montagna per me è questa magia di essere altrove, di poter entrare in un mondo separato e diverso”, “luoghi in cui non la facciamo da padroni”. La terza ragione: continenti inabissati d’Europa, in Dalmazia è un viaggio nella storia di Venezia, in Transilvania è un’esplorazione in uno dei luoghi più selvaggi d’Europa. Le precedenti 98 ragioni per andare in bicicletta sono rimaste identiche.
Martin Angioni è così salito da “98 ragioni per cui vado in bicicletta” (Utet, 2018, Tuttobiciweb se n’è occupato il 1° ottobre 2018) a “Le 101 ragioni per cui vado in bicicletta” (Utet, 2020, 272 pagine, 16 euro). Un po’ diario e un po’ saggio, fra esempi e aneddoti il sedicente “libero pensatore, viaggiatore curioso e sopraffino cultore delle arti” (nonché figlio di un campione olimpico nell’equitazione) spiega attività semplici (ragione numero 45: “In bici si può andare a fare la spesa”), sensazioni autentiche (ragione numero 36: “E’ bello andare in bicicletta da soli”), assiomi filosofici (ragione numero 64: “La bicicletta è anarchia”), intuizioni allegre (ragione numero 15: “In bici d’inverno fa caldo e d’estate fa fresco”) e situazioni contraddittorie (ragione numero 74: “Bicicletta è calma, ma anche irrequietezza”).
C’è poco agonismo, a meno che non lo si consideri nella ragione numero 18: “Andare forte in bici, se si è allenati, è come ballare il rock and roll”. Ma forse, mentre si disputa il Giro d’Italia, qualche altra ragione si può trovare. Come la numero 39: “In bicicletta ci si rende conto che l’Italia è un paese meraviglioso” (forse più per i telespettatori che non per i corridori). E come la numero 40: “L’Italia è un paese a misura di bicicletta”. Qui poi Angioni allunga definendola addirittura “il paese perfetto per andare in bicicletta: c’è il massimo della varietà possibile in uno spazio che si può percorrere in giornate di bicicletta, non certo in anni”.
Modestamente, concordo con Angioni nella ragione numero 37: “La bicicletta è perfetta”. Spiega: “La sensazione di benessere, felicità, comodità, in una parola di libertà che mi provoca la bicicletta ha a che fare con il fatto che è una macchina perfetta”. Ed elenca: “E’ leggera ma resistente, silenziosa, agile, unisex, scattante, fluida, economica, aerodinamica, velocissima, essenziale, pulita, versatile, elegante, semplice, facilmente riparabile, intuitiva, scomponibile, trasportabile, la si può spedire, mantiene il proprio valore nel tempo se tenuta con cura”.