Una presa di posizione bella e buona, senza peli sulla lingua, come è solita fare Justine Mattera, la nota showgirl americana grande appassionata ciclista. A Selvaggia Lucarelli del sito tpi.it affida il proprio pensiero che non mancherà di far discutere, come è giusto che sia.
Justine Mattera non ci sta. La showgirl americana appassionata di ciclismo ha una figlia di 10 anni, Vivienne, che corre in bici come sua mamma. E che domenica ha partecipato a una gara i cui strascichi riguardano più il mondo degli adulti e del maschilismo da sempre serpeggiante nello sport che quello dei bambini.“Vivienne ha iniziato a correre in bici a 6 anni. La bici è una passione di tutta la famiglia, soprattutto di mio marito Fabrizio, ma anche l’altro mio figlio Vincent corre”, mi racconta.
L’avete convinta voi?
«Accompagnavamo suo fratello agli allenamenti e si annoiava. Le ho detto: prova anche tu, almeno fai qualcosa nell’attesa. I primi due giri ha pianto. Alla prima gara è arrivata seconda».
Uno sport abbastanza atipico alla sua età.
«Mi dicono che è uno sport maschile. Che vuol dire? Certo, non nego che si possa cadere e che l’asfalto sia duro, Vivienne si è rotta anche un dente cadendo, ma non ha cambiato idea, è competitiva».
Arriviamo alla gara di domenica, che gara era? Una gara importante?
«Tutte le gare sono importanti in questo momento, per il Covid ce ne sono pochissime. Era la categoria g5 giovanissimi, si correva a Pessano con Bornago. I bambini non vedevano l’ora di ricominciare».
Quanti bambini erano?
«Nella batteria di Vivienne una trentina, con 13 femmine. La gara è mista, maschi e femmine corrono insieme. Sono 12 giri da 900 metri».
Come si è classificata Vivienne?
«È stata una gara combattutissima, lei è arrivata terza. Un’altra bambina fortissima, Carlotta, è arrivata prima. Secondo è arrivato un bambino. Un’altra bambina è arrivata quinta. Insomma, una cosa abbastanza clamorosa che così tante bambine abbiano battuto i maschi in una gara mista».
Fin qui tutto bene.
«Sì, solo che l’ordine di arrivo era poco chiaro, mia figlia mi sembrava più avanti e ho chiesto alla giuria (di maschi) l’ordine di arrivo. Mi rispondono: ‘Vabbè ma tanto le bambine contano poco perché hanno la loro categoria. Chiedo irritata: e da quando?'».
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