Michal KWIATKOWSKI. 10 e lode. Se l’azione va in porto il merito è quasi tutto suo che ci ha creduto come pochi. Tira in pratica per tutto il giorno solo lui, portando in gita il compagno di squadra Carapaz. Arrivano sul traguardo in parata, tra sorrisi e pacche sulle spalle, abbracci e distanziamenti azzerati. Ma chissene… loro vivono da quasi tre settimane in una bolla e oggi una tappa così val bene un arrivo in prossimità: con la storia.
Richard CARAPAZ. 10. Per due punti strappa la maglia a pois a Pogacar (74 a 72), ma per il vincitore del Giro la giornata è ampiamente positiva. È da tre giorni che va all’attacco, che prova a dare un senso alla corsa Ineos, venuta qui per vincere il Tour, e invece si porta a casa una tappa e forse una maglia a pallini: con tutto il rispetto, non penso che fosse l’obiettivo del signor Ineos - Jim Ratcliffe - che all’anno spende la bellezza di 40 milioni di euro.
Primoz ROGLIC. 8. Controlla tutto e tutti con lucida tempestività. Non si fa mai cogliere in fallo rispondendo colpo su colpo. Non è tipo di tante parole, ma di qualche vaffa sì. Sul suo profilo twitter si presenta in questo modo: «Ex saltatore con gli sci, ora corro in bici per una squadra olandese». È probabile che tra qualche giorno possa aggiornarlo con «ha anche una maglia gialla in salotto». Nel frattempo sua moglie segue sin dall’inizio il Tour in camper con il piccolo Lev di un anno. Lei ha scritto un libro “Chilometro zero”, una sorta di autobiografia di coppia incentrata sul successo al Giro di Spagna. È probabile che a giorni dovranno ripensare anche questo volume: ricominciando da zero.
Tadej POGACAR. 7,5. È chiaro che dopo tre settimane di battaglia si fa quello che si può, anche se lui ha fatto tantissimo, finché ha potuto.
Marc HIRSCHI. 7. Va in avanscoperta, tutto fa solo, e rimane lì in una terra di mezzo, senza nessuno, con Carapaz e Kwiatkowski davanti al naso e il gruppetto maglia gialla alle calcagna. Per non farsi mancare nulla finisce anche per le terre, ma il tosto corridore svizzero tira dritto come un direttissimo: occhio, è probabile che uno così scenda alla stazione di Imola.
Miguel Angel LOPEZ. 6. Fa il minimo sindacale e dopo una giornata da Superman torna ad essere Clark Kent.
Richie PORTE. 8. Se lo chiamano Paperino ci sarà pure una ragione. In questo Tour corso benissimo, oggi rischia di mandare tutto all’aria bucando la ruota anteriore nel tratto di sterrato. Lui è perfetto: non si fa prendere dal panico e procede con la ruota sgonfia, aspetta l’ammiraglia che gli cambia la sua Trek e poi rientra alla grandissima sul gruppo maglia gialla. Paperino sì, ma non pollo.
Eric MAS. 6,5. Almeno oggi prova a mettere il naso fuori dalla finestra, anche se poi la richiude quasi subito.
Mikel LANDA. 7. Anche oggi una Bahrain estremamente in palla, stavolta con il basco più che convincente: libero da pressioni e cattivi pensieri, prova a far saltare il banco.
Damiano CARUSO. 8. Va anche oggi in avanscoperta, poi resta nel vivo della corsa fino alla fine. Meriterebbe la top ten per quello che in questo Tour ha saputo fare: è a soli 19” da Valverde.
Tom DUMOULIN. 8. Lui, Sepp Kuss e Wout Van Aert, sono imbarazzanti per quanto sono forti, in palla e reattivi.
Adam YATES. 5. Paga la terza settimana, paga il tappone di ieri e scivola indietro.
Guillaume MARTIN. 6,5. Il filosofo del pedale in maglia Cofidis che pedala su De Rosa è lì in 12° posizione, davanti a Carapaz e tanti altri nomi illustri. Ha 27 anni, ma per certe classifiche e anche giovane, acerbo, inesperto: può crescere.
Rigoberto URAN. 5. Paga le fatiche di un Tour corso a ritmi vertiginosi.
Alejandro VALVERDE. 5,5. Sul più bello perde le ruote dei migliori, ma non perde il sogno di finire anche questo Grande Giro nell’elite mondiale.