Oggi all'Acquario di Genova, in occasione della presentazione della 81^ edizione del Giro dell'Appennino, Silvio Martinello ha consegnato a Emanuele Dottro l'Appennino d'argento. Dopo Paolo Colombo e Marco Pastonesi tocca ad un altro grande giornalista ricevere il premio ideato dall’U.S. Pontedecimo nel 2018, giunto pertanto alla terza edizione. Dotto entra a pieno titolo in questo speciale albo d’oro, tocca a lui, infatti, ricevere il prestigioso riconoscimento che vuole premiare un giornalista amico dell’Appennino, del ciclismo e dello sport. Per Dotto è stato un vero piacere ricevere la medaglia da un collega che stima con il quale ha lavorato per molti anni, quale Martinello.Tre caratteristiche che contraddistinguono Dotto. Sempre per rimanere in tema, potremmo definirlo un “enfant du pays”, è nato e vive a Genova, ma i genitori arrivano da Lerma (Al) nel basso Piemonte. Sembra la storia raccontata da Paolo Conte in “Genova per noi”. C’è poco da dire, per quanti “stanno in fondo alla campagna”, Genova, ha un fascino particolare, non solo “il sogno dei gamberoni rossi”, c’è ben altro, il mistero del mare e la ricerca, in una città chiamata Superba, di migliorare la condizione sociale. Sono in tanti che dalla campagna scendono in città. Ironia della sorte come i genitori di Dotto era arrivata a Genova, da Arquata Scrivia (Al), anche la famiglia di Mino De Rossi poi destinato a diventare campione del mondo nell'inseguimento individuale nel 1951 e campione olimpico nell'inseguimento a squadre ai Giochi di Helsinki 1952. Oggi, Mino e Emanuele, abitano ad un tiro di schioppo uno dall’altro a Genova Quinto al Mare.
Ma torniamo a Dotto che ha iniziato il mestiere dove, più o meno, l’hanno iniziato tutti i giornalisti genovesi, al Corriere Mercantile. Siamo negli anni Settanta, il quotidiano usciva nel pomeriggio con svariate edizioni, ma soprattutto poteva contare sulla Gazzetta del lunedì, il settimo numero che aveva una diffusione incredibile, parliamo di 170mila copie. Guarda caso veniva venduto persino nel basso Piemonte. Poi il passaggio alla redazione genovese del Giornale prima di approdare in Rai. Dotto è uno bravo, colto, ironico, attento, sempre preparato. Dalla sede Rai di Genova al Giornale Radio Rai il passo è breve, diventa così, una delle “voci” più amate dagli sportivi. Poliedrico, se la cava bene in qualsiasi radiocronaca, dal calcio, al tennis, all’automobilismo.
Ma il ciclismo ce l’ha nel sangue, non può essere altrimenti, arriva dalla terre di Fausto Coppi. Commenta dalla moto ben 20 Giri d’Italia, Tour de France, per non parlare delle principali classiche quelle che oggi vengono chiamate “Monumento”. Nel 2010 in occasione del Giro d’Italia è vittima di una brutta caduta. Lo scorso anno è andato in pensione dalla Rai il giorno dopo la conclusione della Corsa Rosa. La popolarità gli arriva anche dalla presenza fissa nella trasmissione televisiva “Quelli che il calcio”. Ora si gode il caldo sole di Quinto al Mare, continua a seguire lo sport, ma soprattutto non dimentica la storia e l’arte riuscendo così a mettere a pieno profitto la laurea in storia medievale.
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