Il Tour e i Pirenei continuano a collezionare ritiri e quando mancavano 121 chilometri al traguardo, è arrivato il ritiro di Fabio Aru (UAE Emirates). Si era staccato dal gruppo il trentenne sardo e in un momento di difficoltà si è rivolto con gesti di nervosismo alla moto che gli era vicino. La tappa di oggi era partita subito con ritmo elevato e Aru (quasi 47 km orari), per molti chilometri ha corso in fondo al gruppo e poco prima della salita del Col de la Hourcère, ha deciso di abbandonare la corsa. Dopo un giorno in cui si era messo in luce, il cavaliere dei Quattro Mori, ieri aveva accusato un forte ritardo nella prima frazione sui Pirenei. Poi oggi ancora ritardo e la scelta di lasciare la corsa. Purtroppo sono lontani i tempi della vittoria al Tour del 2017, quando per primo tagliò il traguardo a La Planche des Belles Filles. Quello di oggi è il terzo ritiro azzurro in meno di 24 ore.
Poi Francesco Pancani chiede al campione di Goodwood se in Aru c'è anche un problema mentale e caratteriale, e Saronni va dritto per dritto: «Quando fisicamente e muscolarmente l'atleta si trova a soffrire, alcuni trovano la lucidità e la forza per reagire, Fabio, invece, non fa così. Sotto l'aspetto del carattere non è fortissimo. Nella difficoltà non si dà coraggio, lui purtroppo crolla mentalmente e moralmente e rende tutto più difficile. È chiaro che qui c'è una forte componente caratteriale».
Responsabilità di chi? gli chiedono. «Quando tu hai un atleta che ha questa è in queste condizioni fisiche è chiaro che al Tour tu hai un corridore in meno che può aiutare la squadra, e quindi io credo che qualche responsabilità dovrà essere cercata anche in chi ha portato comunque Fabio Aru al Tour. È vero, Fabio voleva andare in Francia, ma è altrettanto vero che c'è chi è deputato a capire se questo corridore è in grado di correre una corsa difficile e importante come il Tour».