TAPPA. 10 e lode. È il Tour e voi non ci potete fare niente. Altro che storie. Mettetevi il cuore in pace, qui c’è un'altra competizione, un altro (e un alto) cast e lo si vede ad occhio nudo. A Sagan interessa la maglia verde (che riprende) e forse anche una tappa: pronti via, lui e i suoi compagni mettono nel sacco tutti, con una condotta di gara pazzesca, fin dal chilometro zero. Via col vento sul filo dei 50 all’ora, con il gruppo che va in frantumi, con corridori che saltano in aria come birilli. Tappa pazzesca, di rara bellezza, che regala emozioni e distacchi, meglio di una tappa montana. Qui siamo al Tour, e anche un traguardo volante ha un valore: piaccia o no, è così.
Wout VAN AERT. 10. In una tappa caratterizzata e condizionata dal vento, lui va come il vento. Coglie il bis, che per i suoi calabroni è il terzo successo in sette tappe. In un contesto di altissimo livello, dove c’è il meglio del ciclismo mondiale, lui sembra giocare con gli avversari: è davvero un gigante.
Edvald BOASSON HAGEN. 8. La squadra perde subito l’uomo veloce Giacomo Nizzolo, allora prova a fare lui la volata, e non ci va molto lontano. Purtroppo viene passato da un Jumbo che sembra un tornado.
Brian COQUARD. 7. Prova a prendere la ruota giusta e a farla girare nel verso giusto, ma non gli va come sperava.
Christophe LAPORTE. 6,5. Come Boasson Hagen perde il suo uomo di riferimento (Elia Viviani) e alla fine si getta nella mischia, raccogliendo comunque un buon 4° posto.
Egan BERNAL. 7. Avrà anche il mal di schiena, ma la testa gli funziona benissimo, e in una giornata così complicata non si fa trovare mai in fallo. Alla fine, in volata, è lì e finisce persino 8°. Insomma, va come il vento fino alla fine.
Adam YATES. 7. La maglia gialla gioca a nascondersi, ma si espone per difendersi. Poi si appiccica a Bernal e non lo molla. Gli finisce appena dietro.
Julian ALAPHILIPPE. 6. Si dà un gran daffare, nel finale si getta anche generosamente nella volata, dando anche l’impressione di poter fare qualcosa di buono, ma è solo un’impressione…
Peter SAGAN. 7. Sarebbe da dieci, perché lui suona la carica e se questa tappa è bella un grazie bisogna pur dirlo anche allo slovacco. Poi però nella volata finale rimane imbottigliato, prima di incartarsi. Insomma, dopo tanto vento, anche lui sbanda.
Daniel OSS. 10. Sul palco ci va lui, che per tutto il giorno si prende il vento in faccia e mena la danza come pochi. Il suo è un ritmo incalzante, indiavolato, un rock da pietre rotolanti. È il primo italiano a salire sul podio per il premio della combattività. Domani avrà il numero rosso, dopo aver fatto tutti viola.
Alberto BETTIOL. 7. È tra i pochi italiani che si fanno vedere e apprezzare là nel finale, con trenate pazzesche, a scandire il ritmo. Lavora per il team (al momento la EF guida la classifica a squadre), ma che lavoro…
Tadej POGACAR. 5. Il bimbo perde. Perde 1’21”. Non è la morte di nessuno, ma chiaramente non è una bella cosa. Il vento scompagina le carte, ma non i suoi piani. Da domani si torna a salire, anche se oggi si deve accontentare del premio “malchance jaune”.
Mikel LANDA. 5. Sono in tanti a lasciarci le penne, ma lui generalmente nei premi c’è sempre. Calmo, tranquillo, serafico come pochi, pure troppo.
Richie PORTE. 5. Resta dietro, ma dov’è la notizia?
Matteo TRENTIN. 5,5. Non solo si fa trovare al posto giusto al momento giusto: va via col vento. Va talmente forte che vince anche il traguardo volante davanti a Sagan. Poi gli gira il vento e alla fine però gli gira anche qualcos’altro…
Thomas DE GENDT. 6,5. Vanno come delle ventole, e lui prova ad accendere il ventilatore. Ci prova, come è solito fare, ma non è facile oggi trovare il varco.
BORA Hansgrohe. 10. Cappe per cucine che aspirano, ma la Bora è anche un vento catabatico proveniente da nord/nord-est. I ragazzi di Peter Sagan decidono di scatenare l’inferno, in una tappa che sembrava sulla carta una via di mezzo, un purgatorio in attesa di uno sprint che vale solo a uno il paradiso del Tour. Via col vento e la Bora è vento e aspiratore, con aspirazioni di vittoria di tappa e di raccolta punti per la maglia verde, che torna sulle spalle di Sagan. Applausi.
INEOS Grenadier. 10. Se la Bora fa la bora, la Ineos fa il Mistral. A tutta nel vento e anche loro fanno male, molto male. A Pogacar, a Trentin, a Landa e Richie Porte in particolare. Kwiatowski è il primo a suonare la carica, e li suona tutti.