Le attenzioni di tutti sono puntate in quesi giorni sul Tour de France e sulle tante corse in programma, ma c'è chi lavora in silenzio per preparare appuntamenti altrettanto importanti.
Tra questi atleti c’è Matteo Fabbro, friulano classe ’95 che, dopo essere passato professionista con la Katusha Alpecin, è approdato quest'anno alla Bora Hansgrohe. È tanta la voglia di fare per lo scalatore friulano, ottimo uomo di squadra sempre pronto aiutare i compagni, ma che sogna la prima vittoria da professionista.
Come hai vissuto questa ripartenza?
«Nel complesso sono molto contento di come tutto è ripartito. Io ho ricominciato a Burgos dove mi sentivo veramente bene, poi sono stato al giro di Repubblica Ceca dove purtroppo mi sono ammalato e così ho dovuto saltare il Lombardia. Sono tornato in corsa al Giro dell’Emilia dove ho ritrovato una buona condizione».
Al Giro dell’Emilia hai raggiunto un ottimo dodicesimo posto, ma hai fatto anche un lavoro incredibile per la squadra…
«Sulle rampe del San Luca mi sentivo veramente bene, ho capito subito di avere una gamba buona. In squadra avevamo corridori forti e quindi ho deciso di lavorare per loro. Mi sono messo davanti al gruppo a tirare e così dopo il grande lavoro ne ho un po’ pagato nel finale. Un po’ mi dispiace perché non ho potuto giocare tutte le mie carte, ma la squadra viene prima di tutto».
Come ti trovi in casa Bora Hansgrohe?
«In questo team mi trovo bene sia con i miei compagni che con tutto lo staff, spero tanto di poter continuare qui la mia avventura: so che il mio procuratore (Raimondo Scimone, ndr) sta portando avanti la trattativa, io ci credo».
Un paio di mesi fa ci avevi confidato che avresti fatto di tutto per ottenere la fiducia della squadra, un grande impegno che ha avuto anche il suo risultato…
«Quest’anno ho avuto proprio l’impressione di aver fatto un grande passo avanti, in primis sono io ad aver più fiducia in me stesso, ma di conseguenza lo stesso effetto si ha con la squadra. Ad ogni corsa cerco sempre di mettermi a disposizione dei miei compagni per fornire loro un prezioso aiuto, ma un giorno se ce ne fosse la possibilità vorrei provare a correre anche per me stesso, provare a togliermi questa soddisfazione, ma se continuo così sicuramente il team mi darà presto questa possibilità.»
Quali saranno i tuoi prossimi impegni in questa stagione così strana?
«In questi giorni sono in ritiro a Livigno con tutta la squadra per riuscire a preparare al meglio i prossimi appuntamenti. Per me ci sarà un calendario italiano con due corse a tappe veramente importanti: ad inizio settembre sarò al via della Tirreno-Adriatico, poi nel mese di ottobre partirò per il Giro d’Italia, sarà una bella responsabilità anche perché per me sarà la prima volta alla corsa rosa, è difficile nascondere l’emozione.»
Proverai a toglierti qualche soddisfazione personale?
«In entrambe le corse sarò al via con un compito ben preciso: dare totale appoggio alla mia squadra. Nel team abbiamo ragazzi molto forti e il mio obiettivo sarà quello di dare il massimo per tenerli davanti e provare a lottare per un piazzamento nella generale. Certo, devo ammetterlo, mi piacerebbe molto anche provare ad inventarmi qualcosa. Quest’anno il Giro è molto duro e se la squadra mi darà la possibilità, sicuramente proverò ad attaccare nelle tappe di casa, in Friuli.»
Quest’anno al Giro affiancherai Peter Sagan. Com’è correre con il fuoriclasse slovacco?
«Peter è un vero e proprio fantasista del pedale, non si sa mai cosa aspettarsi da lui. Nemmeno noi sappiamo esattamente come muoverci e penso che lo scopriremo trada facendo. È un campione vero, ha già dimostrato più volte di destreggiarsi alla grande anche senza squadra, se avrà bisogno noi ci saremo. L’unica cosa certa è che qualunque cosa farà, sicuramente darà spettacolo.»
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