Una vittoria di Giacomo Nizzolo a Nizza sarebbe stata geograficamente fatale come un successo di Davide Formolo a Formia o un trionfo di Paolo Fornaciari a Fornacette, o a Fornovo, o anche a Forno d’Allione.
A proposito di Nizzolo: non mi rassegno all’idea di non poter vedere, per un intero anno, la maglia di campione d’Italia. Tanto più che sarebbe il secondo anno consecutivo, dopo che la UAE aveva così spudoratamente confinato il tricolore di Formolo a una striscia.
Avrei un’idea. La maglia verde-bianca-rossa potrebbe essere indossata dal secondo arrivato al campionato italiano, Davide Ballerini, così come succede al Giro d’Italia quando il titolare della maglia rosa detiene anche un’altra maglia, quella a punti o quella della montagna. Più o meno come succede anche nel pugilato, quando un campione italiano, conquistata la corona europea o mondiale, lascia vacante il titolo italiano.
Nessuno se ne dovrebbe scandalizzare. Non Nizzolo, chiamato a vestire la maglia più importante di campione d’Europa. Non Ballerini, onorato e omaggiato comunque come vicecampione. Né la Federciclismo, né gli organizzatori del campionato italiano, che vedrebbero premiati, almeno a occhio, i loro sforzi. E neppure il popolo del ciclismo, orgogliosamente rappresentato da quel simbolo leggero, da quella eredità leggera, da quella bandiera volante.
Che ne pensate?