Caro Direttore,
mi domando : c’è qualcuno che ha ancora dei dubbi sul fatto che questo 2020 sia da archiviare prima possibile? Non credo valga la pena (mai termine si attaglia così bene) di elencare quanto ci sta scaricando addosso questo anno bisesto e funesto.
Per restare ancorati, quasi a garanzia di salvezza, al nostro amato Ciclismo ci mancavano proprio due recenti notiziole, allegre come può esserlo un becchino alle soglie della pensione. Se si preferisce restare... tra le ruote, e per chi abbia buona memoria pur avendo passato gli anta, l’allegria che immagino provo’ Franco Bitossi nel vedersi... bruciato dall’arrembante Marino Basso sul traguardo di un indimenticabile Campionato del Mondo.
Ecco, per quanto riguarda la prima notiziola capita a proposito questa significativa rimembranza: questo 2020, che il buon Dio l’incenerisca quanto prima, sta cancellando dal già risicato ed affastellato programma di competizioni del Ciclismo anche la prova iridata, prevista nella ridente Svizzera. A parte il fatto che in questo caso vi è ben poco da ridere, si cancella l’evento da sempre destinato ad assegnare la Maglia di Campione del Mondo, quasi che non bastassero tutte le altre... privazioni che si è sorbita la disciplina del pedal . Ciò che, poi, assume connotati di vero paradosso (voglio essere benevolo) è la curiosa circostanza che chi si è speso, lodevolmente e parrebbe efficacemente, per portarci in casa una partenza del TOUR DE FRANCE, in siffatta circostanza abbia impiegato un nanosecondo per affermare, risolutamente, che in Italia questo Mondiale non si può fare. Da cultore del Manzoni (non l’ex ciclista, ma l’autore de “I Promessi Sposi“) ho anche pensato che questo Mondiale “...non s’ha da fare..”: ma qui di BRAVI non ne vedo .
Ho la speranza che chi può e chi soprattutto deve, e per non fare nomi mi limito ad una sigla, U.C.I. , abbia non il coraggio (quello, sempre quel Manzoni disse, “...se uno non ce l’ha, non se lo può dare..”) ma il buon senso ed insieme il buon gusto di rimediare a questa funerea evenienza. Parafrasando mi sento di affermare... ad ogni costo.
L’altra faccenda che non mi ha messo certo di buonumore , e che peraltro non è casuale ma con i tempi che corrono incombe razionalmente e normativamente, è IL LOMBARDIA... senza pubblico. Meglio a dire, forse, con il pubblico contingentato per le ben note prescrizioni Covid-19 (che Lui lo strafulmini!) .
Da quando mi sono razionalmente innamorato (è una contraddizione in termini, ma me ne frego) del Ciclismo, ho sempre creduto che IL PUBBLICO, la gente sulle strade e financo sugli alberi o sui tetti, magari anche sotto il diluvio universale od una tormenta artica, sia anch’esso IL CICLISMO. A che servono i polmoni senza l’ossigeno? Non so, ma mi auguro di aver reso l’idea di come la vedo. Mi si perdonerà per l’ardire, nelle contingenti circostanze, di quanto sostengo: ma ho un brutto vizio, quello di dire ciò che penso.
Senza pubblico, a maggior ragione a rimirare un Monumento come quello che aveva nome “la Classica delle foglie morte”, che razza di Ciclismo è?
Cordialmente.
Fiorenzo Alessi