Correva in un velodromo: ora il suo velodromo è la Terra. Correva su una bici da corsa: ora corre su una mountain bike. La sua bici aveva lo scatto fisso ed era senza freni: ora la sua bici ha tre corone, una decina di pignoni, tre borracce e due zaini. Correva contro il tempo: ora corre con il tempo. Correva per mille metri: ora corre per migliaia di chilometri. Correva fotografato con il photofinish: ora corre fotografando con la macchina fotografica.
Campione del mondo nel chilometro da fermo nel 1969 (più tre titoli italiani e un quarto posto olimpico), ora – a 73 anni - Gianni Sartori è un cicloviaggiatore. Pedala ed esplora, scopre, fotografa; pedala e percorre, attraversa, raggiunge; pedala e respira, condivide, abita; pedala e vive. Più pedala, più sente il bisogno, la necessità, l’esigenza di spingersi, spaziare, sconfinare. Che si traduce in natura, solitudine, libertà.
E adesso si traduce anche in un libro. Quadrato, a colori, 152 pagine di fotografie e didascalie. Da annusare e ammirare, di cui riempirsi e saziarsi, in cui tuffarsi e nuotare, con cui volare e sognare. “La natura nei sogni, il cuore sui pedali” è un cicloviaggio in Patagonia nel 2010: dal deserto di Atacama ai ghiaccioli di Los Penitentes, dalle impronte della Cueva de las Manos alle immersioni dei Flamengos sulla laguna, dal Lago General Carrera in primo piano alle guglie del Cerro Castillo all’orizzonte, dallo Stretto di Magellano alla strada infinita verso Los Nacimientos.
Sartori ha lo spirito inquieto di chi sa che c’è sempre un traguardo, una meta, c’è sempre un dietro, un oltre, c’è sempre un altro tratto, un altro pezzo. La strada è, come quella che conduce verso Los Nacimientos, infinita. Lui fotografa per testimoniare e ricordare, per documentare e trasmettere, per accompagnare i suoi racconti durante gli incontri scolastici o ciclistici. Tanta bellezza, soltanto a parole, potrebbe sembrare pura immaginazione. Racchiusa in un libro, come in uno scrigno, diventa reale.
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