C’è Serse Coppi: “Circondato da amici e, beato lui, accerchiato dalle amiche, frequentava le feste da ballo paesane, organizzate presso le Società Operaie di Carezzano e Costa Vescovato o nelle balere di legno all’aperto nelle sagre estive dei paesi attorno”.
C’è Ferdy Kubler: “La morte di Fausto aveva sconvolto il mondo... A Tortona erano due i negozi di fiorista, specializzati in corone, copri cassa, cuscini ma ricercati anche per addobbi floreali destinati a circostanze meno tristi... Kubler si presentò al negozio nel pomeriggio, munito di fiorini olandesi (vecchio cachet di qualche kermesse ciclistica nei Paesi Bassi) pronto per saldare l’ordine di un cuscino di rose”.
C’è la Milano-Sanremo: “Una memorabile nevicata sul Turchino anticipò l’ecatombe della corsa. ‘Inferno bianco in riviera’ titolò la ‘Gazzetta’. Ritiri, assideramenti, corridori scomparsi, auto in panne...”.
C’è storia, e un po’ di nostalgia, c’è ricordi, e molta passione, c’è ciclismo, e anche calcio, c’è un cuore che racconta in “Nebbie e Tabarri”. E sulla copertina, in un attimo di protagonismo, c’è Gianni Rossi, l’autore di queste memoriette di sport e varia umanità, un libro pubblicato nel 2011 (Litocoop, 112 pagine, 13 euro, con una lettera di Andrea Maietti), che trovo in un bookcrossing di Nervi.
A dispetto di nome e cognome così comuni, Gianni Rossi ha sentimenti mai banali e parole mai scontate. “Da qualche anno, ogni primavera, a cavallo tra la Roubaix e le altre corse del nord, un manipolo di ex grandi ciclisti, giornalisti panzuti, cantanti e calciatori d’epoca si dà appuntamento attorno a un tavolo”. Lui, l’artefice; suo, il tavolo. “Costituitosi inizialmente come occasione di ritrovo per celebrare il sacro rito delle imprese coppiane, si è evoluto in meeting di conversazione sulla liturgia sportiva in genere”.
Da tortonese, fin da piccolo Rossi ha respirato pedivelle e copertoni nel nome dei Coppi. Così, incollando vecchie memorie, qui ha ricostruito avventure di appassionati e prodezze di sconosciuti, preferibilmente da ridere. Come quel gruppo di sportivi innamorati di Fausto al ritorno dal trionfo mondiale di Lugano 1953. “L’intransigenza della guardia svizzera, delusi da Ferdy Kubler, incapace di confermare il successo di Varese nel 1951, si accanisce contro il manipolo degli sprovveduti contrabbandieri. Qualcuno riuscì a passarla liscia. Qualcun altro ci rimise, anche in reputazione, come l’ingegner Cassola che fu fatto spogliare, in fondo al pullman, e perquisito fino al ritrovamento, celato tra gli indumenti finali, di una discreta quantità di stecche di cioccolato, ‘fondente 70% cacao’, in fase di precoce liquefazione”.
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