Roberto su una bicicletta, Alberto su una Vespa. Roberto pedala, Alberto smanetta. Roberto suda e sbanfa, Alberto accompagna e aspetta. Perché Roberto e Alberto viaggiano insieme: da Vigevano a Roma, 858 chilometri in 10 tappe, in 40 città, insieme. Non lanciano sfide, non inseguono primati, non spostano limiti. Il loro viaggio è un inno alla vita.
“Always Standing” è la storia di due vite in viaggio. Roberto Stanganello e Alberto Clementi si uniscono, si sostengono, si affiancano. E’ Roberto che alla partenza vuole dimostrare qualcosa a se stesso, è Alberto che all’arrivo lo ringrazierà. Qualsiasi viaggio – quello del viaggiatore, quello del turista, quello del pendolare, quello del ciclista, quello del viandante, quello fatto su una mappa a occhi aperti, quello fatto su un cuscino a occhi chiusi, quello in bici e quello in Vespa – ha in fondo, come traguardo, come meta, come arrivo, soltanto se stessi.
Roberto ha una malformazione all’altezza della scatola cranica chiamata Arnold-Chiari 1: una parte del cervelletto scende sotto la base cranica, entra nel canale spinale, comprime il cervelletto e il midollo spinale, impedisce il normale flusso di un liquido che scorre intorno al cervello e al midollo. Sintomi: cominciano con un mal di testa atroce. Rimedi: operazioni, non sempre decisive. Fino alla decisione di progettare, organizzare, intraprendere un viaggio – almeno così ha fatto Roberto - per dimostrare di potercela fare.
Dopo il viaggio è nato il libro (Infinito edizioni, 96 pagine, 13 euro, prefazione di Claudio Chiappucci, introduzione di Marco Pastonesi). Un diario che prende la rincorsa da lontano (“Maria, la mia futura mamma, sentiva qualcosa di strano dentro la pancia”) e che si conclude con una foto-ricordo romana (“Abbracciati in piazza San Pietro”), e che pedala sempre fra sentimenti ed emozioni (“Siamo in viaggio da sette giorni e abbiamo preso freddo e acqua a non finire, le ginocchia di Roberto non hanno smesso di tormentarlo nemmeno per un giorno e, secondo i dottori, non saremmo dovuti nemmeno partire”) fino a far trapelare una nuova puntata (“Spagna?”... “Fanculo Arnold!”).
Ma sì: fanculo Arnold, fanculo mali e guai, pregiudizi e preconcetti, pigrizia e ignoranza, depressione e rassegnazione. La bicicletta è medico e stregone, sacerdote e psicanalista, gregario e campione, amica e compagna. E pedalare è ribellione e disciplina, preghiera e canzone, sfogo contro la sfiga, e soprattutto un inno alla vita.
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