Dopo aver assistito alla ripartenza del grande ciclismo Cristian Salvato è combattuto. Il presidente dell’Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani (ACCPI) è diviso tra la gioia di aver potuto finalmente rivedere dal vivo i suoi ragazzi e ragazze al via della Strade Bianche e la desolazione di averli ammirati tagliare il traguardo di Siena senza lo scroscio di applausi che si sarebbero meritati dopo ore di caldo, fatica, polvere e spettacolo.
«È stato emozionante ritrovarci e ripartire dopo mesi difficili per tutti. Faccio i miei complimenti a ogni ciclista della massima categoria per la professionalità dimostrata in una giornata estrema dopo un lungo periodo di stop complicatissimo da gestire a livello fisico e psicologico, ma anche umano ed economico» racconta a tuttobiciweb l’ex pro’ veneto.
«Un plauso va a RCS Sport e a tutti gli organizzatori che stanno operando in modo egregio per tenere in piedi un movimento che dà lavoro a migliaia di uomini e donne, nonostante i limiti imposti dai nuovi protocolli post pandemia, i costi extra che ne conseguono e l’incertezza imperante. Le regolamentazioni per limitare la propagazione del Covid-19 in gruppo sono molto rigide, tutti i componenti delle squadre si stanno sottoponendo a continui controlli perché la “bolla” si mantenga sicura» prosegue Salvato, che per essere presente alle corse come delegato dell’associazione mondiale dei corridori (CPA) ha dovuto lui stesso eseguire l’ormai noto tampone che provi di essere negativi al coronavirus.
Il prossimo appuntamento in Italia con il World Tour sarà rappresentato dalla Milano-Sanremo, che non sembra trovare pace. «Vedere che i sindaci e certe amministrazioni provinciali fanno di tutto per mettere i bastoni tra le ruote alla ripartenza del ciclismo mi sembra la classica barzelletta italiana - prosegue Salvato. - Nel nostro paese il ciclismo, nonostante sia uno sport praticato all’aria aperta, ha aspettato e ha ripreso la sua attività di vertice dopo altre discipline, con accessi regolati e limitati, a oggi, a mio avviso, fin troppo. Vedere Piazza del Campo deserta per l’arrivo della corsa e piena di gente prima e dopo l'ho trovato ridicolo. Si può andare a ballare in discoteca, ma non ad applaudire i campioni del ciclismo. Basta confrontare l’immagine dell’arrivo di Van Aert con il traguardo del medesimo giorno della prima tappa della Route d'Occitaine, tra due ali di folla, per notare la differenza di politiche tra due paesi teoricamente così vicini come sono Italia e Francia. Tra l'una e l'altra soluzione, estreme agli opposti, ritengo che una giusta via di mezzo, in questa fase, potrebbe essere un buon compromesso per tornare a vivere lo sport senza abbassare la guardia».
La modifica del percorso della classica di Primavera, che quest’anno eccezionalmente andrà in scena l’8 agosto, per il numero 1 dei corridori italiani è un enorme fallimento per l'approccio della provincia di Savona e dei suoi comuni. «Una regione come la Liguria, piccola, stretta tra mare e montagna, sceglie le auto, il mezzo di trasporto privato più grande che ci sia, anziché la bici. Anziché sfruttare il passaggio di una corsa ciclistica con visibilità internazionale per promuovere il proprio territorio, sceglie la via comoda del “parcheggia a 200 m dalla spiaggia". Con la stessa logica sulle nostre strade continuano a spadroneggiare i mezzi pesanti mentre pedoni e ciclisti rischiano la vita quotidianamente, senza essere tutelati in alcun modo».
E ancora: «Lo Stato dovrebbe imporsi a livello nazionale, non si può mettere a repentaglio un monumento del calibro della Classicissima. Il passaggio di una corsa così prestigiosa dal proprio paese sarebbe uno spot mondiale formidabile per qualunque località turistica: l’Italia è stato il primo paese ad essere colpito dal Covid ma ora sta bene ed è pronto ad accogliere chi desidera visitarne le bellezze che ci invidiano in lungo e in largo».