Una brutta avventura, anzi un incubo cheha rischiato di materializzarsi nuovamente, a 14 anni di distanza. Era la notte tra il 31 maggio e il primo giugno 2006 e Piero Pieroni si trovò a tu per tu con un ladro appena entrato, dopo aver forzato una porta, nella sua villetta in via dei Pezzini a Gragnano: aggredito e ferito dal malfattore che lo colpì al volto procurandogli lesioni per poi fuggire saltando sul davanzale di una finestra e da lì sulla tettoia per poi dileguarsi nell’oscurità.
Stavolta, nella sfortuna è andata meglio, come racconta lo stesso Pieroni a Il Tirreno: «Quella volta rimasi stordito riuscendo però nell’intento di farlo fuggire senza che si allontanasse con denaro o preziosi. Stavolta è andata pure meglio: al di là di una porta forzata a cui dovrà essere sostituita la maniglia e a un buco praticato con un trapanino all’altezza della serratura di un altro infisso, i ladri non hanno portato via uno spillo e soprattutto non li ho nemmeno visti in faccia».
A svegliare l’ex ds del ciclismo, che negli anni Ottanta seguiva il grande Moser sull’ammiraglia della Gis Gelati, il rumore di un piccolo trapano usato per praticare fori nel legno. «Il mio primo pensiero è andato proprio ai miei figli e alla mia ex moglie che abita in un’altra ala dell’edificio sviluppato in più appartamenti singoli, ma comunicanti - racconta ancora Pieroni -. Temevo che i ladri si fossero spostati nella zona in cui dormono i miei cari. Ho telefonato ad uno dei miei figli, che fortunatamente si trovava fuori con la fidanzata, e subito dopo ai carabinieri del radiomobile che sono giunti sul posto per i rilievi di legge. Purtroppo i banditi non hanno lasciato traccia od oggetti per lo scasso e nell’abitazione non ci sono sistemi d’allarme con telecamere a circuito chiuso che possono aver ripreso la gang».
Scarsi gli elementi in possesso dei militari che stanno svolgendo indagini: «Hanno superato il cancello elettrico e si sono diretti verso una porta che hanno fatto scorrere sino ad arrivare a quella della mia camera da letto. Ero andato a coricarmi da poco e non mi ero addormentato. Ho sentito “schiavacciare” e ho alzato la voce. Devono avermi sentito perché, un istante dopo le mie grida, uno scalpiccio ha risuonato nel silenzio della casa. Erano loro che fuggivano».
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