Per ora il pubblico potrà ammirarli solo da lontano e anche gli addetti ai lavori fuori dalle “bolle” delle squadre non potranno accedervi. Stiamo parlando dei bus su cui si muovono i team, le case mobili dei corridori, il rifugio di campioni e gregari pre e post gara.
Ad allestirli, per la maggior parte del gruppo, è un’azienda italiana che ha base a Zola Predosa, alle porte di Bologna. Sono giorni di lavoro frenetico alla Tresca Transformer, che sta rimettendo in moto i mezzi di formazioni del calibro di Astana, Gazprom, Alè Cipollini, Bardiani Csf Faizanè, Trek-Segafredo femminile, Novo Nordisk, Education First e Bahrain Merida. Fondata da Tonino Tresca 20 anni fa e oggi guidata dai figli Enrico e Leonilde, la società specializzata nella trasformazione di veicoli è all’opera per far ripartire l’attività a quattro o più ruote del mondo del ciclismo.
«Più del 50% della nostra attività ha a che fare con l’ambiente al quale siamo legati dalla passione di famiglia. Dagli anni ’70 papà ha lavorato come direttore sportivo ed è stato tra i primi a guidare i bus ai tempi della Saunier Duval» ci racconta Leonilde Tresca, mentre ci mostra l’atelier su quattro ruote che la Bianchi le ha commissionato per il Giro d’Italia e gli operai stanno fissando le barriere in plexiglass che gli scuolabus della città devono applicare in vista della ripartenza delle attività scolastiche.
Da questa azienda familiare che si è conquistata con professionalità fama e commissioni in ambito internazionale sono usciti mezzi da motocross super attrezzati come quelli di KTM, camper personalizzati come quello voluto dal tre volte campione del mondo Peter Sagan e mezzi aziendali come l’ultimo realizzato per Autogrill.
«Lo scorso inverno avevamo lavorato per adeguarci alla rivoluzione dei freni a disco, rifacendo i portabici di tutti i camion. Dopo lo stop i mezzi hanno avuto bisogno di un nuovo controllo e di qualche piccolo aggiustamento per essere in linea con i nuovi protocolli imposti dalla lotta al covid-19» prosegue la “boss dei bus” Leonilde. «In realtà le norme igieniche da applicare sono semplici e risapute, quindi non abbiamo dovuto apportare chissà quali stravolgimenti. Abbiamo installato dispenser di gel mani sulle scale di accesso ai bus e reperito prodotti mirati per l’igienizzazione dei veicoli. Oltre ai disinfettanti a base alcolica, le squadre si sono attrezzate noleggiando macchinari all’ozono o al perossido di idrogeno per abbattere la carica batterica nell’aria e sulle superfici delle stanze degli hotel in cui pernottano e nei mezzi con cui si muovono. I team più piccoli, si affidano a noi anche squadre giovanili, hanno dovuto attrezzarsi con qualche mezzo in più per poter garantire il distanziamento ai propri atleti e personale. Le richieste sono tante, il tempo per accontentare tutti è poco, ma ci proviamo pedalando “a testa bassa”. Non vediamo l’ora di rivedere il frutto del nostro lavoro solcare nuovamente le strade di tutto il mondo».
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