Il ciclismo dice addio a Danilo Scremin, il massaggiatore dei campioni.È deceduto ieri mattina all'hospice di Arzignano, dove era stato ricoverato nella fase terminale di una malattia con cui combatteva da molto tempo. Aveva 79 anni.
Scremin è stato testimone e protagonista, anche se dietro le quinte, di trent'anni di storia del grande ciclismo. Amava questo sport ed era riuscito a farne parte, facendosi apprezzare per la sua grande professionalità e per le sue doti umane. Nato a Valstagna, poi trasferitosi a Olmo di Creazzo, era diventato del ferroviere, ma nel suo cuore ardeva la fiamma del ciclismo, che aveva praticato a buoni livelli.
Spinto da Lino Diquigiovanni, amico di una vita, frequentò un corso di massaggio e iniziò a bazzicare l'ambiente delle due ruote, arrivando in poco tempo al professionismo. Scremin sapeva stabilire con i corridori una sintonia speciale. Con le mani modellava i loro muscoli, con le parole la loro determinazione, e insegnava loro a digerire le sconfitte. Bugno, Cipollini, Museeuw, Chioccioli, Simoni, Rebellin, Baldato sono solo alcuni dei campioni con i quali ha condiviso gioie e delusioni. Un'infinità di emozioni che custodiva gelosamente fra le sue memorie, al pari dei suoi 25 Giri d'Italia, sette Tour de France e due Vuelta.
Ha lavorato per la Jolly, la MG, la Navigare e ancora la Ballan, la Alessio, la Quick Step e la Diquigiovanni. Nel '92, quando Bugno vinse il suo secondo mondiale, con la Nazionale c'era Scremin. Uno dei corridori che ammirava di più è il suo conterraneo Fabio Baldato. Ed era ampiamente ricambiato: «Ero molto legato a Danilo, che avevo conosciuto al Giro dilettanti - ricorda Baldato, grande velocista degli anni '90-2000 e oggi d.s. di Trentin alla CCC -. Era diventato un mio punto di riferimento, un secondo papà. Una volta alla settimana ero sul suo lettino, e non solo per rimettere in sesto i muscoli: lui era una valvola di sfogo, sapeva ascoltarmi e stimolarmi, farmi vedere le cose da un altro punto di vista. Nel lavoro l'organizzazione era il suo forte - ricorda ancora Baldato -, era così meticoloso e maniaco dell'ordine che qualche volta metteva in riga anche i medici delle squadre. Un ricordo indelebile che conservo di lui risale al '94: abbracciati con le lacrime agli occhi al traguardo della Roubaix, dove ero arrivato secondo».
Il mentore di Danilo Scremin è sempre stato Lino Diquigiovanni, un imprenditore innamorato dello sport. Ieri mattina, sul letto di morte, Scremin ha esalato l'ultimo respiro dopo avergli rivolto un ultimo sguardo. «In realtà ho perso più di un amico, per me Danilo era un fratello - afferma Diquigiovanni -. In lui i corridori vedevano molto più di un massaggiatore, lo volevano per le sue qualità umane, le stesse che ho ammirato in lui da quando eravamo ragazzi». Il funerale sarà celebrato martedì alle 15 nella chiesa di San Marco a Creazzo.
da il Giornale di Vicenza
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