Tra qualche giorno avrà finalmente il via una delle stagioni più atipiche della storia del ciclismo e i corridori ormai fremono per riattaccarsi il numero alla schiena. Leonardo Basso, 26enne di Asolo, è pronto a riprendere la sua terza stagione con la maglia del Team Ineos, che aveva interrotto alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne l’1 marzo scorso. L’ultimo blocco di allenamenti lo sta facendo in altura sullo Stelvio, insieme all’amico e compagno di squadra Gianni Moscon.
«Estate o inverno, i lavori che si fanno in altura più o meno sono sempre gli stessi – spiega Basso -. Distanza e dislivello sono le parole d'ordine. Non vedo l'ora di tornare in gara. Il fisico sta rispondendo bene dopo lo stop forzato; ne ho approfittato per fare un po' di palestra durante la quarantena e il peso l'ho tenuto sotto controllo. Gran parte della squadra devo ancora rivederla dopo il lockdown, perché abbiamo preferito limitare al minimo gli spostamenti e quindi alcuni sono in Andorra e altri a Monaco». Quello che in molti si chiedono è cosa riserveranno le gare, soprattutto le prime di agosto, dopo quattro mesi di stop forzato: «Abbiamo avuto tanti mesi per prepararci e credo che tutti saremo al meglio della condizione. Penso che inizialmente a qualcuno potrebbe mancare un po' di ritmo gara, che è una cosa sempre difficile da acquisire solamente allenandosi, ma dall'altra parte, arrivando tutti da ritiri in altura, il livello tenderà verso l'alto, forse anche più del solito. Nel mese di agosto, secondo me, ci sarà spazio per qualche sorpresa, proprio per i motivi che ho detto. Nessuno sa come stanno realmente i suoi avversari, ci si guarderà per cercare di capire, e qualcuno di magari meno sponsorizzato potrebbe approfittarne».
L’esordio stagionale dell’ex corridore della Zalf avverrà il 3 agosto al Gran Trittico Lombardo (la corsa che racchiude Coppa Bernocchi, Coppa Agostoni e Tre Valli Varesine), ma per il resto il suo calendario è ancora piuttosto nebuloso: «Penso che rimarrò in Italia per le altre classiche, ma non so ancora con precisione quale sarà il mio programma di gare. Difficilmente farò un Grande Giro, magari qualche classica al Nord per aiutare il mio amico Moscon. Spero di venire selezionato». Trovare i propri spazi nella squadra che ha vinto sette degli ultimi otto Tour de France, e che si può sicuramente definire una delle più forti dell’era moderna, non è facile, ma Leonardo ha bene in testa quale sia il suo ruolo all’interno della corazzata britannica: «Ognuno deve trovarsi il suo ruolo all'interno del gruppo e il mio è quello di aiutare i miei compagni. Far parte di una delle squadre più forti dell'era moderna è ovviamente un grande onore. Proprio per questo non posso pretendere di avere chissà quale spazio per le ambizioni personali, faccio quello che mi chiede la squadra e vedere vincere un mio compagno rappresenta comunque una soddisfazione per me».
Proprio in questi giorni ha tenuto banco l’annuncio dell’addio di Chris Froome al Team Ineos dopo anni di trionfi, tra cui quattro Tour, un Giro d’Italia e una Vuelta. Una scelta che, comunque, non sembra aver destabilizzato l’ambiente (in attesa delle scelte della squadra per il Tour), venendo vissuta come una semplice scelta professionale: «Sapevamo che era in scadenza, ma non ne abbiamo mai realmente parlato all'interno della squadra – spiega ancora Basso -. Sono scelte, è il nostro lavoro in fin dei conti, i contratti si rinnovano oppure no, ognuno ha le sue ragioni e non voglio entrare nel merito di quelle di Froome perché, di fatto, non le conosco».
Basso fa parte di una lunga lista di corridori in scadenza di contratto, che si giocheranno il proprio futuro nei prossimi tre, intensi, mesi: «La vivo abbastanza serenamente, l'unica cosa che devo fare è riuscire a dare il meglio di me, se sarà abbastanza sarò ben contento, altrimenti farò altre considerazioni. Penso comunque che sia inutile stressarsi troppo perché si ha il contratto in scadenza, non credo porti a nulla di buono».
Oltre agli obiettivi in sella, Basso, appassionato di storia dell’arte, ha anche quello di finire l’Università, facoltà di Ingegneria Meccanica (mica facile!) a Padova, per ora in stand-by: «Fare due cose nello stesso momento non è mai una scelta saggia. Adesso devo dare il 100% in sella alla mia bicicletta, poi magari potrò pensare di terminare gli studi una volta conclusa la carriera».
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