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Massimo, domenica scorsa, ha fatto il giro del Lago di Como. Tutto considerato: 159,50 chilometri. Lui, come per scusarsi di tanta energia pedalante – ha i suoi 65 anni suonati da un pezzo – sostiene di essere andato piano. Il suo andare in bici è voglia di semplicità, desiderio di strada, bisogno di aria, gusto della fatica.
Roberto, domenica scorsa, stava per riprendere la sua mountain bike, poi il richiamo della campagna lo ha catturato, e così gli sono volate le ore innaffiando i pomodori, le zucchine, l’insalata nell’orto. Risultato: l’abbronzatura del contadino, almeno sulle braccia e sul collo, è identica a quella del corridore.
Marco, domenica scorsa, ha messo la bici in strada e poi la bici ormai arrangiata, addomesticata, ammaestrata, lo ha condotto e accompagnato, ispirato e convinto, spinto e tirato per una sessantina di chilometri lacustri e marinari, solari e laziali, secondo la teoria per cui scaricarsi serve a ricaricarsi, e volere aiuta a volare, avanti e indietro nel tempo.
Massimo, Roberto, Marco: distanziati, solitari, liberi, non competitivi se non soltanto con i propri pensieri, forse anche con i propri fantasmi. Domenica prossima, che poi è già domani, potrebbero ripetersi o migliorarsi, tirare il fiato o i freni, allungare o esplorare, comunque e dovunque, ma uniti da una dedica. E’ quello che chiedono gli organizzatori della Mitica, la ciclostorica di Castellania-Coppi, in occasione della manifestazione in programma proprio domani, ma poi cancellata causa pandemia.
“Dovunque voi siate – scrivono gli organizzatori - salite sulla vostra bicicletta d’epoca, con maglietta e calzoncini di lana, e pedalate la vostra personale Mitica, per una mitica giornata in sella, e poi inviateci le vostre foto sulla nostra pagina Facebook, ci saranno sorprese”.
E se d’epoca non avete nulla, neanche la vostra veneranda età, allora pedalate e rivolgete un pensiero a Coppi, e magari anche a Zanardi, e non perdete di vista la strada, anche quella del cuore.