Fase 2: due ruote, due forcelle, due pedali. Fase 2: per ricominciare a muoversi, a uscire, a spingere. Fase 2: perché la vita ricomincia, riparte, riscatta. Fase 2: anche a due metri di distanza.
La Fase 2 perché sia più sana, più semplice, più silenziosa, più naturale, più umana di come si vivesse prima del coronavirus. Un segnale da leggere, una situazione da interpretare, un cambiamento da fare.
La bicicletta al centro dei trasporti locali: non perché sia usata da tutti, ma perché da tutti sia finalmente riconosciuta e salvaguardata, perché da tutti sia finalmente sostenuta e incentivata.
E c’è chi lo sta già facendo: spazi ciclabili, in attesa che diventino piste, una temporaneità che sia la base, la scuola, la prova di un modo di vivere diverso, più lento, più sicuro, più rispettoso, più salutare.
Fra le tante iniziative c’è anche quella lanciata, anzi, rilanciata dal Turbolento Thinkbike di Milano: ridurre al 4 per cento l’Iva sull’acquisto delle biciclette. “Aiuterebbe sia gli acquirenti sia i rivenditori, dopo questo lungo stop forzato in avvio di stagione. Normali, elettriche, da corsa, da città, da montagna, da bambino: qualunque bicicletta in più potrà risultare vincente per gli spostamenti e anche per la salute sociale”.
Per aderire a questa proposta: www.turbolento.net. L’obiettivo è arrivare a quota 35mila. Ce la possiamo fare.
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