SARACCO. «IL NOSTRO CONSIGLIO E' UN CICLISMO IN MASCHERA»

POLITICA | 26/04/2020 | 08:15
di Pier Augusto Stagi

Il 4 di maggio si riprenderanno anche gli allenamenti? E se sarà possibile, quali criteri dovremo seguire? Questi gli interrogativi che stanno accompagnando la lunga attesa dei tanti appassionati ciclisti. La risposta spetterà al Coni e al Governo, non prima di aver letto la dettagliata e qualificata relazione compilata dalla squadra di esperti (una quindicina) guidata dal Guido Saracco, Rettore del Politecnico di Torino. Il dossier sarà consegnato al Coni questo pomeriggio, poi la sintesi, come è logico che sia, sarà chiaramente politica.


Il Rettore Guido Saracco, intercettato da tuttobiciweb, è chiaramente uno degli uomini più impegnati in questo momento di avvicinamento alla Fase 2. Il suo staff si è concentrato in questi giorni in uno studio che coinvolge più di 300 discipline sportive, rigidamente classificate sotto il profilo del rischio di trasmissione e contagio Covid-19. “Ognuno protegge tutti”, questo è il claim che apre il sito del Politecnico di Torino, e questo è il punto di partenza nonché di arrivo di tutto: lo sport si può fare, ma solo a condizione che si sia tutti in sicurezza.


Rettore, questo lavoro è stato intrapreso per conto del Coni?

«Chiaramente si, e abbiamo analizzato più di 300 sport per cercare di dare delle linee guida il più dettagliate possibili, sulla base di dinamica, distanza e intensità della disciplina sportiva. È evidente che gli atleti corrano un rischio molto più elevato di altri, per non parlare di quelli sport che hanno anche il contatto. Noi diamo delle indicazioni, poi non saremo chiaramente noi a dire quando e come si riprenderà. Noi forniamo un documento. Facciamo massa critica di competenza, poi la decisione sarà politica. Normalmente tutto potrà essere fatto al limite facendo un tampone nell’imminenza delle prestazioni, ma è ovvio che questo è un estremo che va toccare logiche di politica nazionale. Non sarebbe male – ed è una cosa che proporremo all’interno del documento che consegneremo al Coni - che partisse un’analisi più specifica e mirata per quelle Federazioni che vogliono capirne di più».

Sotto l’aspetto ciclistico, che idea si è fatto e quali sono le indicazioni che questo pomeriggio fornirà al Coni?

«Faccio presente che c’è una problematica di relatività. Il lavoro statico ad una scrivania non prevede un movimento relativo delle persone, il ciclismo per sua natura sì. Quindi la distanza di 10 metri quando si sta andando a 50 km/h da un punto di vista di una dispersione di un aerosol e dalla cattura dell’aerosol dal corridore che segue equivale a meno di un metro: dipende dal moto relativo di un eventuale starnuto o respiro intensivo e quindi dalla conseguente liberazione di goccioline che potenzialmente hanno una carica virale sufficiente a far ammalare un altro soggetto. Si possono ipotizzare diverse cose, come delle visiere che possano proteggere i corridori. Per le crono individuali – per esempio - non vedo problemi, ma ci sono altre criticità che ho affrontato esattamente ieri mattina con il presidente Federale Renato Di Rocco, ma come le dicevo deciderà il Coni quanto andare a fondo o riservarsi di far approfondire la questione alle singole Federazioni. In ogni caso questo è un momento di analisi e studio, quindi si può anche arrivare a pensare a dalle maschere con buona traspirabilità, ma dotate di buona filtrazione. Questo per dire che cosa? Che sarebbe il caso di sviluppare nuovi prodotti, fare dei “beta test” più approfonditi, per provare a mettersi il più possibile in sicurezza». 

 

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COMMENTI
300 SPORT?
26 aprile 2020 17:54 angelofrancini
Mi chiedo se qualcuno abbia informato il prof. Saracco che il progetto ministeriale “CONI Sport per Tutti” è stato abolito ed abbandonato?
Portare uno studio su 300 sport equivale a considerare la cardiochirurgia o la neurochirurgia uguale alla chirurgia del callo.

Gli sport sono quelli AGONISTICI, nel senso stretto della definizione, che sono poi quelli per i quali il CONI ha il compito, attraverso le singole Federazioni Nazionali, di preparare gli atleti che dovranno formare le squadre nazionali italiane ai Giochi Olimpici ed ai campionati internazionali.
Nelle finalità del CONI rientra la pratica “sociale” dello sport: una forzatura voluta dalla politica che oggi non può trovare spazio nella valutazione contingente ove ci si deve porre il problema dell’eventuale ritorno alla pratica dell’attività agonistica vera e propria e non quella della pratica dell’attività motoria o non agonistica.
Questo gruppo di esperti ha avuto un approccio al problema alquanto strano e scevro di quella competenza che solo la Medicina dello Sport può dare: per la specifica attività che la stessa svolge, in ambito CONI da ormai quasi 90 anni, la FMSI ha gli strumenti per valutare come si può praticare uno sport ad alto livello in qualsiasi condizione.

Sentire questi gruppi di saggi che all’inizio ci dicevano che bastava stare ad 1 metro senza correre rischi, poi a 2 metri senza mascherina, poi a 2 metri con mascherina e che ora, che ci si avvia verso una certa normalità, suggeriscono queste farneticanti indicazioni mi lascia perplesso: prevenzione e cautela sono una cosa, ma gli sport in Italia non sono 300 e fare del tutto un’unica cosa è una grande ed indecente macedonia.

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