Passa giornate in call, a parlare con i tecnici federali e uomini di scienza, consulenti universitari e dirigenti mondiali del ciclismo. Una cosa è certa, Renato Di Rocco in questo periodo di quarantena non si annoia neanche un po’. Così, tra una telefonata e un’intervista, le giornate scorrono via veloci in attesa di riprendere di buona lena anche l’attività sportiva.
Ieri abbiamo rilanciato qualche passo dell’intervista che il numero uno del ciclismo italiano ha concesso a “La Gazzetta dello Sport”, che per il ciclismo significa molto, per non dire tutto. La sua perplessità sulla ripresa ha dapprima gettato nello sconforto il mondo delle due ruote, poi man mano che le ore passavano e la lettura incalzava, la voglia di non gettare la spugna ha preso il sopravvento: perché arrendersi? A tale riguardo abbiamo nuovamente contattato Renato Di Rocco, per capire – nonostante tutte le difficoltà a prevedere qualsiasi cosa in un momento delicato come questo – quale possa essere il futuro della stagione agonistica 2020.
«Dobbiamo crederci, questo lo dico e lo ripeto. Le parole che ho consegnato alla Gazzetta dello Sport riguardavano le mie perplessità, ad oggi, per l’attività in Francia. Ho raccontato che qualche giorno fa, Lappartient, presidente dell’Uci, ci ha ripetuto più volte “se si corre…”. Al momento la preoccupazione esiste: Belgio, Olanda e Germania, dove hanno vietato le manifestazioni sino a fine agosto, non sono messe niente bene. In Francia c’è preoccupazione, non è escluso che il Giro del Delfinato sia a porte chiuse, ma noi siamo avanti di un mese, sono chiaramente molto più ottimista e possibilista. Adesso spero si possa ricominciare con gli allenamenti e poi pian piano ci si rimetterà in moto».
Un Giro a porte chiuse lei non lo vede assolutamente.
«La penso come Mauro Vegni: al momento si ragiona per le porte aperte, poi se saremo costretti, si prenderà in considerazione anche questa ipotesi».
Il ciclismo mondiale ripartirà dall’Italia?
«È quello che vogliamo. Strade Bianche e Sanremo a inizio agosto, saranno il simbolo della Ripartenza».
Il Giro 21 tappe e 4 week end.
«Su questo non ci sono dubbi».
Come da nostra anticipazione Agostoni, Bernocchi e Tre Valli Varesine saranno un’unica corsa.
«E ho chiesto di dedicarla alla lotta al coronavirus che quella regione sta facendo: anche questo dovrà essere un simbolo».
Ci sarà spazio e volontà per rimettere in moto anche l’attività giovanile?
«Certo che si, ci stiamo lavorando con grande impegno e determinazione. Mai come in questo momento dobbiamo fare squadra e mettere sul tavolo idee. Vedrete, recupereremo sia il Giro Under 23 (tra 28 agosto e 6 settembre, ndr) sia quello Rosa».
A ottobre ci sarà una grande abbuffata di ciclismo: Liegi, Fiandre e Roubaix in contemporanea al Giro d’Italia.
«L’importante è salvare una bella fetta della stagione. Meglio tanto ciclismo che niente».
Gli Europei a Trento?
«Purtroppo temo si vada verso un rinvio al prossimo anno. In ogni caso, lo ripeto, la nostra volontà è salvare tutto il salvabile, ben sapendo però che non sarà assolutamente facile e dobbiamo avere anche un po’ di fortuna. Purtroppo abbiamo dovuto cancellare il Meeting per giovanissimi, i Tricolori esordienti e allievi. Per il 2021 estenderemo di un anno juniores e Under 23 (19 e 24 anni). Per le società di base, che sono chiaramente molto in difficoltà, abbiamo già stanziato 2 milioni di euro, ma stiamo pensando ad altri interventi molto importanti. Le nostre società non sono sole».