Sanzioni sportive per chi non rispetterà i protocolli di sicurezza, quando lo sport ripartirà: la proposta arriva da Renato Di Rocco, presidente della Federciclismo, oltre 100 mila tesserati e un popolo intero di amatori.
«Mi meraviglierei - dice all'ANSA il n.1 della Fci - se la bici non comparisse nella ripartenza: ricordiamoci che dalle due ruote è passata la rinascita italiana del dopoguerra, basta guardare 'Ladri di biciclette».
La fase2, come la vede Di Rocco, è fatta dei «cieli delle nostre città che restano puliti come in questi giorni, con l'aiuto della circolazione in bic». Ma anche del rispetto delle regole. «Della mia idea di punire anche con la giustizia sportiva chi non rispetterà i protocolli di sicurezza ho già parlato al ministro Spadafora e all'associazione corridori: loro sono pronti, prima che atleti siamo cittadini. Molti, da azzurri, rappresentano il Paese e sanno cosa vuol dire corresponsabilità: ogni nostro comportamento sbagliato può danneggiare l'altro».
Di qui l'idea: quando saranno stabiliti i protocolli per la ripresa degli allenamenti («noi abbiamo già delineato le classi di rischio per le nostre 9 discipline»), chi dovesse violarli oltre a multe o denunce incorrerebbe anche in squalifiche, multe sportive o le altre misure dei codici della federazione.
«Ognuna ha un suo codice etico, non credo sia difficile cambiare le norme - dice Di Rocco - E magari siamo da apripista anche per gli altri sport». Il n.1 del ciclismo italiano ammette di sperare «che una simile norma non sia necessaria, ma se serve a ripartire, ben venga. Nei giorni piu' terribili, quando ancora le disposizioni del governo consentivano l'allenamento degli sportivi olimpici, ho invitato tutti i miei atleti a fermarsi: il clima non consentiva di correre per le strade. Ma ora sarebbe importante ripartire. In Inghilterra hanno fatto del ciclismo un eccezionale strumento di prevenzione di salute. Noi possiamo salire in sella e ripartire in questa direzione».