Avevamo parlato con lui a Oliva, vicino Valencia, in occasione della presentazione per il 2020 della Kometa-Xstra. Nella settimana di Pasqua è il suo stesso team ad averlo intervistato. Parliamo di Alessandro Fancellu, scalatore lombardo classe 2000, già promesso sposo della Trek Segafredo per la prossima stagione.
Le prime dichiarazioni del giovane corridore non possono che riguardare la quarantena: «In questo periodo sto coltivando la passione per la cucina, un bel passatempo per rilassarmi. Preparo soprattutto dolci, ma anche altri piatti, da mangiare insieme alla famiglia».
Per poi aggiungere, con la bonarietà da bravo ragazzo che lo contraddistingue: «Ma mangia soprattutto la mia famiglia, io non posso sgarrare col peso». Ecco, la vita da atleta da condurre anche in isolamento. Qual è la ricetta (è il caso di dirlo...) di Fancellu? «È dura poter fare i rulli e poco altro. Mi alleno tutte le mattine, seguendo il programma del nostro preparatore Carlos Barredo. Nel pomeriggio, dipende dai giorni. A volte faccio altro, come appunto cucinare, pulire e riordinare in casa, giocare alla PlayStation (amo i giochi di macchine, come Need for Speed). In un momento come questo, il ciclismo passa in secondo piano. Bisogna restare a casa». Già, restare a casa. Anche per rispetto di chi soffre per il virus e di chi è impegnato in prima linea. Come sua cugina, Mara Bianchi: «Mara è volontaria in Croce Rossa, spende il suo tempo per aiutare chi ha bisogno. Sono orgoglioso di lei!».
Passando strettamente al ciclismo, il giovine Alessandro, prima che scoppiasse l'epidemia in Europa ha fatto in tempo a conseguire subito un bel risultato: il terzo posto nella generale del Tour of Antalya, in Turchia, a fine febbraio. «Il nostro uomo classifica in teoria era Marton Dina – spiega Fancellu – ma nella tappa regina, con arrivo a Termessos, vedendo che a metà salita il gruppo era ancora numeroso ho provato ad attaccare per fare una scrematura: siamo rimasti in 5 a contenderci la vittoria e alla fine ho ottenuto quel piazzamento da podio, difeso grazie al lavoro di squadra l'indomani nell'ultima tappa».
L'immediato futuro è chiaramente un'incognita. Coronavirus permettendo: nei pensieri di Alessandro c'era il Giro d'Italia Under 23 (era in calendario dal 4 al 14 giugno, ora attende nuova collocazione), che quest'anno propone un arrivo di tappa all'Aprica, con tanto di scalata al Mortirolo nell'atto conclusivo. Fancellu è del Lago di Como, ma sua mamma è valtellinese e proprio in questa zona lui imparò ad amare la bicicletta: «Un'estate, passando in macchina da quelle parti, mio papà mi parlò della salita del Mortirolo – ricorda – e io dissi "Un giorno la farò in bici". La settimana dopo, senza alcun allenamento alle spalle, feci la salita su una mountain bike, dal lato di Mazzo di Valtellina. Certo, mi fermai un paio di volte, ma la portai a termine. Papà allora mi volle mostrare come si faceva quella scalata nelle corse vere, e vedemmo su Youtube il video di Pantani sul Mortirolo al Giro del 1992. Mi entusiasmò, allora decisi di iniziare a correre in bicicletta per arrivare un giorno a scalare anch'io quella salita».
Per concludere, il corridore italiano fa un accenno a Remco Evenepoel, da lui affrontato ai Mondiali giovanili di Innsbruck (Evenepoel fu 1°, Fancellu 3°): «Sapevamo che era fortissimo, ma la sua excalation così rapida e i suoi risultati da professionista sono sorprendenti. E costituiscono una motivazione in più per continuare a lavorare. Indicano infatti che il livello tra gli juniores è alto, e se ottieni risultati lì vuol dire che sei sulla strada giusta».
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