Ci sono molte ragioni per cui la gente ama la Paris-Roubaix. Perché riporta al ciclismo dei tempi eroici, per le sue pietre, per la sua storia, per quelle strade alcune delle quali risalgono addirittura all’impero romano, per il velodromo dove arrivano gli eroi, per l’attesa di 364 giorno per un evento straordinario.
Purtroppo viviamo tempi difficili, che hanno gettato il mondo intero nell’incertezza e hanno cambiato la nostra vita di sempre. Tra le gare rinviate per quel che riguarda il grande ciclismo, anche la anche Parigi-Roubaix, che avrebbe dovuto svolgersi domenica.
Ma questo straordinario poteva in ogni caso lasciare indifferenti i corridori della Deceuninck Quick Step che hanno fatto di questa corsa un must? Certamente no, ed ecco allora che è nata l’idea di parlare di Roubaix e scoprire quale, secondo loro, è il settore di pavé più difficile. Ecco le loro risposte.
Kasper Asgreen: «Il Carrefour de l'Arbre, perché si affronta a grande velocità. È leggermente in salita e i le pietre non sono nelle migliori condizioni in quel tratto, il che lo rende davvero difficile. Aggiungete a ciò alcune curve da affrontare molto lentamente e pensate poi alla fatica per rilanciare la bici. Carrefour de l'Arbre è anche il settore che infligge più dolore a mani e polsi».
Davide Ballerini: «Carrefour de l'Arbre anche per me. È dove sono caduto l'anno scorso dopo un contatto con uno spettatore, in una delle prime curve. Tutti sanno che è uno dei settori chiave della gara, paragonabile alla Foresta di Arenberg, ma quando arrivi al Carrefour hai più di 200 chilometri nelle tue gambe, ed è davvero difficile da affrontare, soprattutto perché ci sono alcuni solchi tra le pietre e devi prestare la massima attenzione».
Tim Declercq: «Ogni volta che faccio questa gara che amo così tanto, ne faccio solo la metà, con il mio traguardo al Trouee d'Arenberg. Ecco perché è il più difficile per me, perché arrivo lì completamente vuoto. Quando ho affrontato questa gara da Under 23, sono rimasto sorpreso da quanto fosse duro il settore di Hem, nonostante fosse classificato come un due stelle».
Bob Jungels. «Ho corso la Parigi-Roubaix da Junior, U23 e nella mia prima stagione da professionista, e ogni volta il più duro era lo stesso settore, il Carrefour de l'Arbre. Nel 2012, quando ho vinto la gara da Under, ero solo all’attacco e il Carrefour de l'Arbre sembrava che non finisse mai».
Iljo Keisse. «Non solo perché è uno dei più famosi, ma anche perché è uno dei più lunghi e le pietre sono davvero, davvero cattive: Arenberg è il più duro di tutti. Ogni anno è una grande battaglia entrare in quel settore in una buona posizione, ecco perché i gregari devono lavorare molto duramente per portare i loro leader in prima fila. I primi settori non sono così difficili, ma il fatto è che devi portare il tuo leader in testa, il rende necessario uno sprint di gruppo ogni dieci minuti. La metà del gruppo arriva lanciata alla Foresta, ma solo i primi 20-30 possono ancora vincere la gara. È lì che i leader si mostrano per la prima volta. Come geragrio, nonostante tutti gli sforzi fatti in quel giorno, vuoi sempre finire la gara, quindi dai tutto e spingi per farcela. Arrivare lì, in quel famoso velodromo, è un piccolo successo e la sensazione che ti dà è davvero unica».
Yves Lampaert: «Ho cinque Parigi-Roubaix alle spalle e in tutte le occasioni il Carrefour de l'Arbre è stato il settore dove ho consumato più energia. Come hanno detto altri ragazzi, lo affronti quando inizi a sentirti stanco, e avere Camphin-en-Pévèle poco prima significa che non hai tempo per rifiatare. Il Carrefour è lungo, ha alcune curve in cui è necessario prestare maggiore attenzione e l’enorme folla su entrambi i lati della strada ti fa sentire in un'altra dimensione».
Michael Mørkøv: «Ho fatto la Parigi-Roubaix diverse volte, sei per essere più precisi, e nel 2012 ero nella fuga anticipata e sono arrivato ad Arenberg in testa. Nel momento in cui entri ad Arenberg, la velocità sale a circa 60 km / h, perché la strada è in discesa, il che è un ulteriore fattore di stress su quelle pietre. Ogni volta che fai la ricognizione, ti rendi conto di quanto sia difficile Arenberg e quanto sia completamente diverso quando lo attraversi a velocità di gara».
Florian Sénéchal. «Arenberg è il più difficile, non solo per i corridori ma anche per la bici. Nel 2014, il mio secondo anno da professionista, ho corso per la prima volta Parigi-Roubaix e ricordo ancora quel giorno come se fosse ieri. Migliaia di persone che urlavano continuamente, applaudivano e incoraggiavano tutti i corridori, creando un'atmosfera davvero unica. Quello che ha reso l’esperienza ancora più speciale è che sono uscito dalla foresta nella parte anteriore del gruppo: una sensazione speciale».
Stijn Steels. «Dico Hem. Sorprendente, vero? Non è davvero il segmento più difficile, ma poiché arriva alla fine della gara, lo senti davvero nelle gambe. Una volta usciti dal Carrefour de l'Arbre tendi a pensare che la gara sia finita, ma poi arrici a Hem. Le pietre sono molto sconnesse, non puoi pedalare sul lato della strada e devi spendere molta energia solo per rimanere nel gruppo: è difficile, soprattutto a livello mentale».
Zdenek Stybar. «Dico Arenberg per il suo ruolo cruciale. C'è una grande lotta, il gruppo si divide in diversi gruppi, può accadere di tutto. E quando lo affronti capisci perché dicono che puoi perdere la gara lì. La cosa interessante è che non sono decisive le pietre, ma la lotta per il posizionamento, che inizia una decina di chilometri prima. Da una decina di corridori uno accanto all'altro si arriva ad essere al massimo in due, perché il settore è stretto e gli alberi e i tifosi ti fanno sentire come dentro un tunnel».
Bert Van Lerberghe: «Due settori prima di Arenberg, c’è Haveluy. Tutti sono già molto nervosi e diventano ancora più tesi lì, perché il tratto presenta molte curve e se nons ei in buona posizione finisce per pagare. Arenberg è vicino e tutti vogliono essere in una buona posizione, quindi è facile che si verifichino incidenti si verificano molto spesso. In base alla mia esperienza, migliore è la tua posizione ad Haveluy, più ti sentirai a tuo agio ad Arenberg e più energia risparmierai per la finale».
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