«Mauro Santambrogio e Danilo Di Luca sono ferite ancora aperte. Per fare questo lavoro però ho dovuto cancellarli dalla mia memoria. Sono 2 persone che hanno sbagliato e sono ripartito. Ci hanno creato un danno enorme. Pensate che stavamo per firmare con uno sponsor che era in hotel con noi il giorno della positività di Danilo a Dimaro in Val di Sole. Il ciclismo ora è comunque uno sport dei più controllati e più vero degli altri sport». Luca Scinto si racconta a cuore aperto durante al diretta con LelloFerrara3.0 su Instagram.
E confessa: «Dopo quegli episodi ho fatto anche un anno giù dall’ammiraglia».
Gira che ti rigira quando si parla di corridori torna a raccontare di Visconti e precisa: «Comunque fui io a lasciarlo a piedi a Padova, non lui che volle scendere...».
Un vero momento di tensione si verificò in occasione del matrimonio di Giovanni Visconti: «Lui non voleva firmare un altro anno con noi e litigammo in modo acceso. Gli avevo pure regalato il vestito per il matrimonio. Avevo speso 1500 euro. Non mi presentai in chiesa e nemmeno alla cerimonia».
Il Pitone poi aggiunge: «Il nostro primo incontro fu incredibile. Incontro questo ragazzetto che aveva già fatto 4 ore di bici e mi seguì perché ero un professionista. Andammo a Montecatini e poi feci il giro del Galleno, dove abitava mia mamma. Pensavo che lui stesse a Fucecchio o Empoli… ma lui abitava a Vaiano, a 100 km (feci 9 ore quel giorno, ricorda Visconti, ndr). Quando se ne andò dissi a Citracca che non era uno normale. A gennaio però lo avevamo in squadra e sul Serra dimostrò che era il top».
Un aneddoto sul Monte Serra: «Mettevo sempre in palio 50 euro per motivare i ragazzi… poi non glieli davo mai».
Uno Scinto che con il tempo è diventato meno pressante con i ragazzi: «Sono più un tecnico. Non li seguo più in allenamento. Ognuno ha il suo preparatore. Il ciclismo è sulla buona strada, ma che per certi versi non mi piace. Troppa esasperazione tra i ragazzi, misuratori, abbigliamento ipertecnico. In Italia abbiamo comunque i migliori giovani al mondo».
Infine, un passo indietro con la memoria e una battuta sull’importanza di Ferretti: «Mi ha spiegato che prima di parlare devo sempre aspettare un po’, soprattutto in corsa».