Presentare Andrea D'Amato nei panni di corridore modello, atleta serio e preparato è quasi d'obbligo. Il corridore pavese, 17 anni, è senza dubbio tra i giovani che più coltivano la propria passione per il ciclismo. D'Amato viene da Stradella, nell'Oltrepo Pavese, la cittadina dell'ex professionista Emanuele Bombini vincitore di una tappa al Giro d'Italia del 1985. Per questa stagione ha in mente piani solidi, ponderati, mirabilmente sostenuti dal suo grande temperamento: «Ho pensato a questa nuova annata con l'obiettivo di vincere cinque gare, e ulteriormente migliorare il carnet del 2019 in cui spesso e volentieri mi ero messo a disposizione dei miei compagni di squadra (in primis il vice iridato Alessio Martinelli, ndr) e ho pensato più che altro a fare esperienza. Ecco perchè alla fine la mia annata è stata avara di successi».
Resta il fatto che Andrea si è piazzato numerose volte: conquista il secondo posto al tricolore cronosquadre di Treviglio e a Fidenza, terzo sui traguardi di Calea e Graffignana, quarto a Sumirago, quinto a Borgomanero, Begogno e Turbigo. L'unica vittoria l'ha ottenuta pista, a Dalmine dove si è laureato Campione Lombardo dell'Inseguimento a squadre. D'Amato, che ha origini abruzzesi (i genitori sono di Popoli) e frequenta il Liceo Scientifico Golgi di Broni, ha ereditato la passione per la bicicletta dal padre Marco, laureato in informatica, mentre la madre Daniela fa l'infermiera presso l'ospedale di Stradella. Andrea ha sorella una gemella, Elena, che ha lasciato da poco le corse. E così il giovane lombardo non attende altro che la stagione riprenda il suo cammino verso i primi appuntamenti, che D'Amato disputerà con la formazione orobica del Team F.lli Giorgi diretto da Leone Malaga.
Cosa ne pensi del momento del ciclismo italiano?
«E' un pò troppo stressato, poi riguardo alla tecnologia ci sono molte cose che andrebbero rivisti».
A quale età hai cominciato a correre?
«A 6 anni nella categoria Promozionale, avevo una Bianchi grigia e nera».
Il più forte corridore di tutti i tempi?
«Eddy Merckx, il soprannomane "Cannibale" dà l'idea di chi è stato»
Quale altro sport ti piacerebbe praticare?
«Nessuno in particolare».
I tuoi peggiori difetti?
«Sono un pò troppo irruento».
Il tuo modello di corridore?
«Peter Sagan».
Cosa leggi preferibilmente?
«Notizie di attualità».
Cosa apprezzi di più in una donna?
«L'aspetto interiore ed esteriore, e soprattutto l'intelligenza».
Cosa cambieresti nel ciclismo di oggi?
«Fisserei un'età per i giovani che vogliono passare professionisti».
Piatto preferito?
«Gnocchi al ragù».
Qual è la tua attrice/attore preferita?
«Checco Zalone».
Chi è il tuo collega più simpatico?
«Giorgio Cometti, il mio compagno di squadra».
Sei religioso?
«Non seguo particolarmente la vita religiosa».
Credi nell'amicizia?
«Si, soprattutto nei momenti difficili».
Cosa vorresti che si dicesse di te in particolare?
«Che sono un ragazzo che si impegna molto a scuola e nello sport, e di qualità».
Hobby?
«Non ne ho».
La gara che vorresti vincere?
«Milano-Sanremo».
Come trascorri queste giornate di reclusione forzata?
«Dopo la colazione faccio quattro ore di lezioni video con i professori. Poi stacco e sto con i miei genitori, quindi una passeggiata con il Cane Jacki, e infine allenamenti sui rulli o esercizi a corpo libero».
Quale sarà il tuo obiettivo al rientro nelle gare?
«Riuscire subito a centrare il bersaglio».
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