Niccoló Bonifazio ha iniziato nel migliore dei modi la sua settima stagione tra i professionisti. Il portacolori della Total Direct Energie ha vinto la seconda tappa del Saudi Tour, quella con arrivo a Riyadh, e ha trionfato nella quinta tappa della Parigi-Nizza, da Gannat a La Cote-Saint-Andrè. Il dianese classe 1993 è molto soddisfatto per questo inizio di stagione, da oggi completamente interrotta a causa del Covid-19.
«Se dovessi darmi un voto per questo inizio di stagione mi darei un nove pieno, anche se purtroppo ho corso poco, avendo disputato solo il Saudi Tour e la Parigi-Nizza. In quest'ultima per giunta mi sono ritirato quando mancavano 60 km alla conclusione della sesta tappa ed è stato un peccato».
Qual è il suo ricordo più bello sin qui?
«Sicuramente la Milano-Sanremo 2015. Era la mia prima Classica. Mi sono allenato molto bene per mesi ed era inoltre la mia prima corsa su una distanza così lunga, proprio sulle strade di casa. Sono arrivato sul traguardo di Sanremo in volata ma purtroppo non sono riuscito a portare a casa la vittoria, chiudendo in quinta posizione. Ma non ho mai avuto rimpianti, più di così non potevo fare».
Quello più brutto invece?
«Il Giro di Polonia 2014. Ho avuto dei problemi muscolari prima della corsa. Non sono neanche partito, o meglio sono arrivato in Polonia ma poi non mi sono presentato al via della corsa. È stato un duro colpo morale, sono rimasto alcuni giorni in albergo senza poter fare niente. Momenti difficili ma che mi hanno insegnato molto. Avevo anche pensato, durante quei giorni complicati che il ciclismo non fosse il mio sport, ma fortunatamente mi sbagliavo».
Cosa farà in queste settimane di stop forzato causa Coronavirus?
«Mi dedicherò un po’ alle faccende domestiche, ne approfitto adesso che ho un po’ di tempo libero. Cercheró di riposarmi, con la speranza di tornare presto in sella alla mia bici e ottenere risultati sempre migliori».
La Parigi-Nizza era nei suoi programmi oppure è stata una scelta a causa della cancellazione delle corse italiane?
«Non era nei miei programmi. Dovevo correre la Tirreno-Adriatico e poi la Milano-Sanremo, ma a causa cancellazione delle corse italiane sono stato dirottato sulla Parigi-Nizza».
Qual è la sua corsa preferita?
«La Milano-Sanremo, senza ombra di dubbio, ha un un posto speciale nel mio cuore».
Quanto rammarico ha per non poter disputare la Classicissima di Primavera, corsa sulle strade di casa, vista la sua buona condizione?
«Sono molto dispiaciuto. Me l’hanno comunicato mentre ero in allenamento. La prima cosa che ho fatto, dopo aver appreso la notizia, è stata quella di fermarmi in un bar a riflettere. Poi ho capito che non potevo farci niente. Bisogna accettare certe decisioni che ritengo siano state giustissime, visto il momento di grande difficoltà che stiamo attraversando».
Se non fosse stato un ciclista, sarebbe stato...
«Bella domanda. Uno sportivo sicuramente, ma non so in quale sport».
Cosa le ha insegnato la bicicletta?
«Mi ha insegnato il sacrificio e il porsi degli obiettivi. È una grande palestra di vita. Se sono l’uomo che sono oggi sicuramente è anche grazie a questo sport che devo ringraziare».
Tre parole per descrivere la bici.
«Divertente, pericolosa e faticosa».
Ha un sogno nel cassetto?
«Sì, vincere la Milano-Sanremo. È una storia di famiglia».
Prego, continui pure...
«Mio papà Marco è stato un buon dilettante ma non è mai riuscito a passare tra i professionisti. Mio nonno Goffredo invece, era un grande appassionato di questo sport ed ha sempre detto a mio papà che, nel caso fosse riuscito a vincere questa bellissima corsa anche da cicloamatore, gli avrebbe regalato una grande soddisfazione. Purtroppo papà non ci è riuscito, portando a casa due secondi posti e due terzi. Adesso tocca a me, è arrivato il mio turno. Sogno un giorno di poter vincere la Classicissima di Primavera, proprio sulle strade di casa. Sarebbe una bella chiusura del cerchio e soprattutto un sogno che si avvera».
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