E’ a due passi dalla Casa Rosada, la sede del governo argentino. Stretto fra il centro e il porto, minimizzato dai grattacieli, umiliato dal traffico, fa ancora la sua bella figura: solenne, quasi maestoso, a dispetto del suo nome giocoso e festoso: Luna Park.
Fondato nel 1930, inaugurato nel 1932, operativo dal 1934, il Luna Park sta a Buenos Aires come il Madison Square Garden a New York, come il Vigorelli a Milano, come il Crystal Palace a Londra. Un po’ geografia e un po’ storia, un po’ teatro e un po’ circo, un po’ palazzetto dello sport e un po’ luogo di concerti. La prima sede – negli anni Venti - era altrove, in Avenida Corrientes 1066, in un’area destinata a parco giochi, da qui il nome di battesimo italiano. Poi si cominciò a girare finché, ispirato dalla possibilità di ospitare un incontro di pugilato, come il campionato del mondo dei pesi massimi fra il detentore, lo statunitense Jack Dempsey, e lo sfidante, l’argentino Luis Angel Firpo, i proprietari – la famiglia Lectoure - decisero di fissare l’impianto nell’attuale sede, quella di Avenida Madero 420. E qui avrebbero ospitato non solo i grandi match casalinghi di Carlos “El Macho” Monzon e Oscar “Ringo” Bonavena, ma anche i concerti di Liza Minnelli, Frank Sinatra e Luciano Pavarotti, i Mondiali di basket e pallavolo, l’incontro con Papa Woytjla.
Il Luna Park accolse e celebrò anche Fausto Coppi. Qui si disputavano le Sei Giorni di Buenos Aires. Il re della pista era Jorge Batiz, argentino di Tandil, che nel 1955 a Milano e nel 1956 a Copenaghen aveva conquistato l’argento nella velocità. Nel 1958, al primo carosello bonaerense, era stato accoppiato al Campionissimo. Fu un trionfo. Rintracciato al telefono, in pensione dopo essere stato commissario tecnico dell’Argentina e poi tassista, 86 anni e adesso sfidando il Parkinson, Batiz – che di Sei Giorni a Buenos Aires ne avrebbe vinte altre quattro (nel 1959 con Mino De Rossi, nel 1961 con Miguel Poblet, nel 1963 e 1964 con Ricardo Senn) - ricorda con nostalgia quei giorni di gloria: “Correre con Coppi fu un privilegio. Aveva classe, stile, eleganza. Era un signore. Era un artista. Era il Manuel Fangio a due ruote”. E non potrebbe esistere complimento più grande per un popolo ancora innamorato del pilota che vinse 24 dei 51 gran premi e conquistò cinque titoli iridati (due con Mercedes, uno con Alfa Romeo, Ferrari e Maserati).
Domani il Luna Park riapre dopo una nuova ristrutturazione e ospita un altro popolare artista italiano: Eros Ramazzotti. Altra storia, altra musica.
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