Sta a metà strada fra Leonardo da Vinci e Renzo Piano, fra Karl Drais von Sauerbronn e Enzo Ferrari, fra Archimede Pitagorico e Eta Beta. Se solo ci avesse provato, se solo si fosse applicato, avrebbe potuto inventare e brevettare soluzioni anche navali o architettoniche, militari o gastronomiche. Invece fin da piccolo si è appassionato – una curiosità che sconfina nella testardaggine – alle biciclette. Fino a farne mestiere e arte, religione (laica) e missione (sociale), sogni e – forse – ossessioni. Così Ernesto Colnago non è diventato ammiraglio o generale (be’, a suo modo, un po’ sì), né archistar o chef, ma meccanico e telaista, industriale e manager, e sempre maestro.
Stasera il sciur Ernesto, il maestro Colnago, o “il genio della bicicletta” come recita la locandina, sarà l’ospite d’onore alla cena organizzata da Don Agostino Frasson alla Cascina Don Guanella, piazza Rosé 3, Valmadrera (Lecco), inizio ore 19.30, prezzo 50 euro, ricavato a favore delle attività umanitarie della stessa Cascina. Un’occasione speciale per capire, ancora una volta, come la semplicità sia la radice della creatività, come la coscienza sia la base della scienza, come il rispetto sia la grammatica della precisione.
Perché Colnago è quello che cominciò a lavorare “a dodici anni, il compenso – due chili di farina gialla alla settimana – erano i miei genitori a darlo al titolare dell’officina pur di farmi imparare un mestiere, il mestiere, quel mestiere”. Quello che un giorno incontrò Fiorenzo Magni (“Lui era già il Leone delle Fiandre, io ero nessuno. Un giorno della primavera del 1955 uscimmo in bicicletta insieme. Mi disse che, pedalando, gli faceva male una gamba. Guardai la sua bicicletta e mi accorsi che la pedivella non era in asse. Gliela sistemai. E il dolore gli passò. Magni mi chiese se me la sentivo di seguirlo al Giro d’Italia: non ebbi dubbi. Anche perché il suo meccanico era Faliero Masi”) e, appunto, Faliero Masi (“Aveva casa e officina al Vigorelli. Un artista. Da lui avevo solo da imparare”). Quello che considera biciclette e corridori come figli (“Con una differenza: le biciclette – creature, non creazioni - sono figli, o meglio, figlie naturali, i corridori sono figli adottati”). Quello che per concepire e creare una bicicletta “parte da un disegno. E il disegno da una sensazione. E la sensazione da una visione, da un profumo, da un colore. Anche da un confronto, da uno scambio, da una parola, da un incontro”. E se è vero che la vita è l’arte dell’incontro, tra quelli decisivi per Colnago ci fu l’incontro con Enzo Ferrari (“Era un genio. Ai suoi ingegneri ripeteva: ‘Ricordatevi che la bicicletta è una macchina perfetta’. E spiegava: ‘Se una bici che pesa otto chili può raggiungere gli ottanta chilometri all’ora senza vibrazioni e oscillazioni, quanto dovrebbe pesare una Formula 1 che va a trecento all’ora?’. Non otteneva mai risposte”).
Di tutto questo, e di molto altro, si parlerà stasera. Ad accendere Colnago – ma non ce n’è bisogno: lui, a quasi 88 anni, continua a essere inesauribile – provvederanno Andrea De Luca e ospiti a sorpresa.
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