Lo chiamavano “Mano Santa”. Perché prese in mano, nelle mani, fra le mani, il ciclismo, quello del Novecento, dall’epoca eroica fino all’epoca moderna, da Guerra a Bugno attraverso Coppi e Baldini, Adorni e Moser, e lo benedì, lo beatificò, lo santificò, lo consacrò a forza di massaggi. Massaggiatore di quadricipiti e anime, di polpacci e spiriti. Massaggi e messaggi.
Ventinove biciclette della collezione di Giannetto Cimurri sono in mostra, da stasera fino alla fine di aprile, al Credem di Reggio Emilia, via Emilia San Pietro 4/6. Sono le biciclette dei suoi corridori, da una draisina a un biciclo, da quella di Girardengo a quella di un fornaio, da quella di Guerra a quella di un bersagliere, da quella di Bartali a quella di Coppi, da quella di Gimondi a quella di Merckx, da quella di Bugno a quella di Pantani. E ciascuna bici ha una storia da recuperare, da raccontare, da tramandare.
Avrebbe voluto fare il corridore, Giannetto, reggiano di Bazzarola, e lo fece, ma per un solo giorno, per una sola corsa. Era il 1921, aveva sedici anni e una bici da donna, quando un amico gli prestò una bici da corsa perché potesse partecipare a una gara lì nei dintorni. C’era un problema: la mamma, prima di andare a mietere il grano, gli aveva affidato il fratellino. Giannetto risolse il problema chiudendo il fratellino in una stanza, a chiave, poi saltò sulla bici e, nella fretta, nell’eccitazione, non si accorse che sul telaio c’erano uno stemma tricolore e un fascio littorio. Se ne accorsero gli avversari, che lo buttarono a terra. Risultato: ginocchio rotto. Morale: fine della carriera da corridore e inizio di quello da massaggiatore. Allora si diceva – la lingua ufficiale, e nobile, del ciclismo era il francese – “masseur”. E Giannetto, da “masseur”, ci mise l’anima, fra intuizioni e premonizioni, genialità ed esperienza. A seconda dei casi, ecco le pomate con midollo di bue e olio di canfora e quelle con aceto bianco, olio di trementina, etere salicilico, canfora, dodici rossi e sei bianchi d’uovo. Ecco i bagni riempiendo la vasca con sei fiaschi di aceto, quattro chili di sale grosso, una boccetta intera di tintura di iodio. Ecco, infine, le frizioni di alcol.
Intanto la collezione di biciclette - il suo album di famiglia, il suo scrigno di memorie, i suoi giorni dei ringraziamenti - cresceva. Un modo, anche adesso nell’esposizione al Credem, studiato per resuscitare il passato e salvare il futuro. Stasera l’inaugurazione della mostra. Ci sarà anche Romano Prodi. L’ex presidente del Consiglio conosceva bene “Mano Santa”.
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