L’argomento è di quelli delicati, perché si tratta di soggetti che vanno tutelati e rispettati più di altri, anche se basta un codice, un regolamento per far saltare la mosca al naso, per essere immediatamente tacciati di visione miope e limitante, più di questi ragazzi che portano con se una disabilità intellettiva.
L’argomento è delicato, ed è per questo che ve lo proponiamo con tutta la cautela del caso, cercando di non banalizzare, ma nemmeno di fare della retorica a buon mercato un tanto al chilo. Va bene essere inclusivi, ma una corsa e in particolar modo un campionato italiano più che inclusivo è selettivo, perché è gara, competizione e selezione allo stato puro, altro che storie.
E la storia è quella di Daniele Peschi, 16 anni, nato e cresciuto a Civitavecchia, fin da bambino crossista talentuoso che ha una voglia pazzesca di pedalare e gareggiare e di correre per questo il campionato italiano di ciclocross. Ma le gare possono essere solo d’esibizione ed è lo stesso presidente della Federazione Ciclistica Italiana Renato Di Rocco a spiegare il perché a tuttobiciweb.it «La nostra Federazione ha aperto sin dal 2009 le proprie corse a questi ragazzi – ha spiegato -, ma lo dobbiamo fare con tutte le precauzioni del caso, per la loro salute e per quella degli altri ragazzini. Le gare sono molto pericolose, un campionato italiano – seppur per allievi – lo è in modo particolare perché c’è una competizione elevatissima. Noi consentiamo il tesseramento dei ragazzi con disabilità intellettiva e relazionale per una questione di inclusione nell’attività societaria estremamente importante, ma è chiaro che non possiamo stravolgere una categoria agonistica. Appare evidente che, in base a questa impostazione, non è possibile consentire la partecipazione di atleti tesserati nelle categorie ID o IDC 21 a prove titolate aperte alle categorie agonistiche giovanili non solo per gli aspetti legati alla sicurezza, ma perché, in tali categorie, non sono previsti titoli individuali».
Insomma, il sogno di Daniele che è quello di partecipare al campionato italiano 2020 come qualunque altro atleta, avendo esperienza e mezzi fisici, per i regolamenti federali e dello sport tutto resta irrealizzabile. Vanessa Casati (la guida) e Daniele, possono esibirsi nelle prove minori partendo qualche decina di secondi prima della corsa e facendo un giro del tracciato ma non essere classificati. La famiglia di Daniele, però, ha deciso di provare un’altra strada, lanciando un appello sul portare change.org. «Far partecipare Daniele - scrivono - dovrebbe essere un gran segnale di umanità e apertura, ma la Fci si sta perdendo una grande possibilità. Abbiamo deciso di raccogliere delle firme per lui, per chiedere alla FCI di far partecipare Daniele al Giro d’Italia ciclocross 2020. Se voi vedeste gli occhi di questo ragazzo mentre fa sport, capireste il perché di questa battaglia. Chissà quanti altri ragazzini ci sono nascosti lì fuori, far correre Daniele potrebbe alzare un coperchio che noi neanche immaginiamo». L’appello ha già raccolto oltre 20 mila firme, l’obiettivo è arrivare a 25 mila in tempi brevissimi per provare a scuotere le coscienze di chi governa il nostro sport.
«Noi nel mese di novembre abbiamo risposto alla signora Vanessa Casati di produrci studi in merito – ci ha rivelato Di Rocco –, non abbiamo mai avuto risposta. È chiaro che l’argomento è delicato, ma non possiamo neanche sbrigare un argomento così delicato con una pacca sulla spalla. In ogni caso, con gli organizzatori stiamo lavorando affinché questo ragazzo possa fare una corsa esibizione, di promozione, come quelle che ha sempre fatto fin qui. Questo non solo mi sembra giusto, ma sacrosanto».
I Tricolori si svolgeranno a Schio nel weekend 10-12 gennaio.
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