La prima tappa l’ha portata nelle mani di Davide. Inserita in uno scambio di doppioni a distanza, nella seconda tappa, durata alcuni mesi nelle tasche di Davide e terminata a Como all’arrivo del Giro di Lombardia, è giunta finalmente nel cuore di Raffaella. La terza tappa è stata breve e imprevista, da Como a Milano, causa silenziosa, misteriosa e rovinosa caduta a terra. La quarta tappa è stata ancora più breve e decisamente miracolosa, da Milano a Milano, cercata, trovata e raccolta da Marco. Così la quinta tappa è stata brevissima e doverosa, da Milano a Milano, quasi una cronometro, perché restituita alla disperata e poi felice Raffaella. La sesta tappa è stata un ritorno, anzi, una restituzione, a Marco, ma solo perché la accompagnasse, la scortasse, la trasferisse fino a Modena, destinazione il Museo della figurina, motivo la mostra “Bici davvero!”. E adesso è lì, esposta in una vetrina dedicata alla sicurezza.
La figurina di Michele Scarponi. Maglia Astana. Produzione Panini, committente “La Gazzetta dello Sport”, occasione il Giro d’Italia 2017. Lui, Michele, con quella faccia un po’ così, elastica, e con quel sorriso un po’ così, sornione, e con quel destino un po’ così, terribile.
Le figurine sono simboli e icone, sono “celo” e “manca”, sono rare e doppioni. Le figurine sono le “figu”. Le figurine, di solito, fanno una sola tappa e finiscono incollate sull’album, oppure, come nel caso di quella di Scarponi, cominciano a girare di tasca in tasca, di busta in busta, di cassetto in cassetto, di cuore in cuore. Le figurine si comperano e si regalano, si custodiscono e si appiccicano, magari sul frigorifero, o sul cellulare, o sul vetro posteriore della macchina. Aiutano a ricordare, anche a resuscitare. Modestamente, nel portafoglio, tengo con gelosia e orgoglio la figurina di Pierluigi Pizzaballa, portiere dell’Atalanta, anni Sessanta. Una figurina rara, rarissima, quasi introvabile.
E’ bello che una “figu” di Scarponi sia finalmente entrata nel Museo della figurina di Modena: un po’ perché si tratta quasi di un ritorno dove tutto è cominciato, almeno per le figurine, come se un pallone da rugby tornasse nella calzoleria Gilbert proprio nella cittadina di Rugby; un po’ perché nella vetrina del Museo ci sono già altri ricordi e omaggi a Scarponi e alla fondazione a suo nome, una foto, un opuscolo, una maglia; un po’ perché i corridori non sono fatti per i “surplace”, se non strategicamente istantanei, la loro natura è piuttosto quella di correre, nel senso di pedalare, partire e arrivare, muoversi, volare, sprintare, tutte voci del verbo andare.
La mostra “Bici davvero!” prosegue fino al 13 aprile. Poi l’amata figurina di Scarponi tornerà a Milano da Raffaella. Chissà se il suo futuro sarà sempre così circolante, itinerante, viandante, pedalante. Adelante.
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