Una pennellata di tricolore dipingerà la Gazprom-Rusvelo del 2020. La formazione russa, infatti, si è aperta come mai aveva fatto prima d’ora anche a corridori non russi, alla ricerca di un mix che possa permetterle di migliorare i risultati degli ultimi anni. Così, in ritiro a Calpe, il gruppo si sta amalgamando in modo da farsi trovare pronto fin dai primi appuntamenti. In 11 giorni di allenamenti sulla Costa Blanca, i ragazzi della Gazprom-Rusvelo hanno percorso 1209 chilometri in 44 ore, per un dislivello totale di 17904 metri, e consumato circa 14.350 calorie a testa.
«Stiamo costruendo questo nuovo gruppo, che quest'anno sarà più internazionale, con cinque nuovi ragazzi italiani e uno kazako – spiega a tuttobiciweb Michele Devoti, direttore sportivo e preparatore atletico già nel 2016 e 2019 -. Il nostro intento è quello di aumentare il livello generale della squadra, perché lavorando solo con atleti russi eravamo un po' limitati. Il calendario italiano lo facciamo tutto ormai da qualche anno, e nel 2020 saremo ancora più motivati nel cercare di far bene».
Le scelte sui corridori italiani sono state mirate: l’esperienza di Marco Canola, unita alla grinta di Damiano Cima e il talento di Simone Velasco, Imerio Cima e Cristian Scaroni. Devoti, che ha studiato bene caratteristiche e limiti fisici dei nuovi arrivati, ce li presenta così:
Canola: «Il più esperto, ha le carte in regola per fare bene in qualche grande classica. Ha tante qualità, è un grande professionista, però credo che nella sua carriera non sia mai riuscito ad esprimersi al 100%. Con la giusta programmazione - che è un po' il nostro mantra, senza la quale penso non riusciremo a tirare fuori il meglio dai corridori - penso possa fare un bel passo in avanti».
Velasco: «È uno di quelli per cui ho spinto di più, perché lo conosco da quando è junior e sono convito che abbia grande talento. Penso che un domani potrebbe vincere la Liegi-Bastogne-Liegi, ha testa e gambe, non molla mai. Se riusciremo ad aggiustare la sua metodica di gara e la tattica, sono convinto che farà un grande salto di qualità, già cominciato nel 2019».
Damiano Cima: «Si contraddistingue per grinta e caparbietà, come ha dimostrato vincendo la tappa del Giro d'Italia. È un uomo squadra, non ha numeri eccezionali che possano farlo diventare un fuoriclasse, ma le sue doti saranno molto utili in gara per fare da filo conduttore tra tutti i membri della squadra. E quando c'è da andare in fuga ha dimostrato di saperci fare».
Imerio Cima: «Credo possa diventare un grande velocista. Deve crescere un po', ma ha il talento per essere uno dei migliori sprinter italiani, dopo l'irraggiungibile Viviani. E il CT Marco Villa me lo ha confermato. Vuole partire già forte in questa stagione e sono convinto che avrà un grande futuro. A fine gennaio sarà impegnato nella Sei Giorni di Berlino insieme al compagno Vladislav Kulikov. Il suo programma prevede anche un po’ di pista».
Scaroni: «Sarà una grande sorpresa. Lo definisco un corridore un po' naif, e quando trova la giornata giusta è difficile stargli dietro. Ha numeri importanti, molto alti, sia come massimo consumo di ossigeno che dal punto di vista fisico, e di atleti con questi numeri non ne ho visti molti. Va bene in salita, perché mi ricordo che nel 2018 lottava con il nostro Vlasov tra gli U23, ed è anche abbastanza veloce. Credo quindi sia uno scattista scalatore, per salite non troppo lunghe. Se avrà la pazienza di crescere gradualmente, nella seconda parte di stagione lo sentiremo nominare».
Ovviamente, però, ci saranno anche tanti atleti russi da seguire con attenzione. Dagli esperti Sergei Chernetski, Viacheslav Kuznetsov e Ivan Rovny, passando per i più giovani Artem Nych e Dmitry Strakhov. Il nome da segnare è però un altro: «Abbiamo tanti giovani russi che si sono già messi in mostra alla fine del 2019, con buone qualità soprattutto in salita – continua Devoti, che nel 2016 guidò Firsanov alla conquista della Settimana Coppi & Bartali e del Giro dell’Appennino e la meteora Foliforov a vincere la cronoscalata dell’Alpe di Siusi al Giro - Dovendo fare un nome direi quello di Nikolay Cherkasov (terzo alla Coppa Agostoni e al Giro della Toscana, ndr), che nelle corse impegnative penso abbia tutte le carte in regola per lottare coi migliori. Nel 2019 è rimasto all'ombra di Vlasov, non potendo esprimersi del tutto, ma nella parte finale dell'annata, quando ha avuto carta bianca, ha mostrato di avere un grande motore. Ha grande personalità, pur essendo piuttosto timido, ma nei professionisti può starci eccome».
Devoti è un grande conoscitore del ciclismo russo, avendoci lavorato per diversi anni, e le differenze col ciclismo italiano non mancano: «Sono sempre stato a contatto con la realtà russa, ho sempre avuto un buon feeling. Basti pensare che Renat Khamidulin, attuale general manager della squadra, era un mio corridore ai tempi della Grassi-Mapei. Coi ragazzi russi bisogna avere un po' più di pazienza, perché bisogna capire che stanno tanto lontano da casa, a differenza degli italiani che sono sempre più o meno ancorati alla loro famiglia, quindi sono caratterizzati da componenti psicologiche più complicate, anche se si stanno sempre più europeizzando. Bisogna essere chiari quando si parla con loro, e se loro capiscono che la strada intrapresa è quella giusta ti seguono senza problemi».
Infine, una speranza per il 2020: «Vorrei vincere una grande classica italiana, di inizio o fine stagione, inviti permettendo».