La strada che porta al professionismo per le atlete è iniziata , finalmente qualcosa si è mosso ma per arrivare al traguardo occorre sicuramente pedalare ancora. Ne sono convinte le rappresentanti di Assist, l'associazione Nazionale Atlete.
In un comunicato diffuso attraverso i social, la Presidente Luisa Rizzitelli, la responsabile delle Relazioni Istituzionali Loredana Pesoli e Filippo Biolè, responsabile dell'legale e legislativa, scrivono: «Le atlete sono professioniste? Discriminazioni eliminate? Abbiamo vinto dopo 20 anni di battaglie?
NO, Non ancora.
L'emendamento lascia libere le associazioni sportive di riconoscere le atlete come professioniste o mantenere la situazione attuale. Servono decreti attuativi precisi.
“L'emendamento della Commissione Bilancio del Senato è sicuramente una bella notizia e va dato merito a chi l’ha proposto e al Ministro Spadafora di avere intrapreso una strada giusta e coraggiosa. Tuttavia ricordiamo che il provvedimento prevede un limitato sgravio contributivo a favore delle Associazioni che vorranno stipulare contratti di lavoro che inquadrino le atlete (e gli atleti) come professionisti. Allo stato attuale non vi è alcun dovere da parte delle Associazioni sportive di attivare contratti di lavoro professionistici.
Cantare vittoria ora non è assolutamente opportuno e sarebbe un azzardo per tutti e tutte coloro che attendono il riconoscimento di un diritto giusto, pensare che tutto sia stato risolto.
L’emendamento (riportato qui in calce) non può certo risolvere in poche righe le esigenze delle atlete e degli atleti “professionisti di fatto, ma non nei diritti.” Dobbiamo pertanto attendere la discussione della Legge Delega sullo Sport che ci auguriamo produca decreti attuativi precisi e puntuali. Solo in essi infatti si potrà dare attuazione una volta per tutte a ciò che Assist chiede da oltre vent’anni: stabilire per legge chi debba essere qualificato atleta professionista, con automatico riconoscimento di tutti i diritti che già hanno gli altri lavoratori, sottraendo così alla mera discrezionalità di una sola parte (CONI, Federazioni; Associazioni), che non a caso l’emendamento non è in grado di scardinare, l'inquadramento delle atlete (e degli atleti) e quindi la stipula di contratti di lavoro.
Abbiamo fiducia nel lavoro del Ministro Vincenzo Spadafora, ma solo quando saranno stabiliti con precisione i contorni delle condizioni per cui si deve (e non “si può") inquadrare un’atleta come professionista, allora potremo festeggiare. E non vediamo l'ora. Dal 3 marzo 2000.”
A.S. 1586
Emendamento
Art. 20
20.2 (testo 2 - riformulato)
Dopo il comma 4, inserire il seguente:
«4-bis. Al fine di promuovere il professionismo nello sport femminile ed estendere alle atlete le condizioni di tutela previste dalla legge sulle prestazioni di lavoro sportivo, le società sportive femminili che stipulano con le atlete contratti di lavoro di professionismo sportivo, ai sensi dell'articolo 2 della legge 23 marzo 1981, n. 91, sono esonerate, per gli anni 2020, 2021 e 2022, ferma restando l'aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche, dal versamento dei complessivi contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro, con esclusione dei premi e contributi dovuti all'INAIL, nel limite massimo di un importo di esonero pari a 8.000 euro su base annua.».
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