Ha sempre capito il tubo, proseguendo il sogno di suo padre, che cento anni fa ebbe l’intuizione di creare un’azienda modello, che avrebbe lasciato il segno nella storia dell’industria italiana, del design e del ciclismo. Cento anni di una storia incominciata nel 1919 da via Stradella a Milano e da allora di strada ne è stata percorsa parecchia, grazie ad Angelo Luigi Colombo che, dopo essersi fatto le ossa in un’azienda metallurgica milanese, si mise in proprio per costruire tubi di ferro e d’acciaio trafilati a freddo.
Tubi robusti e stilosi, anelli di congiunzione che hanno contribuito a creare altre mille storie che hanno segnato la storia del ciclismo, ma anche quella del design industriale e non, per arrivare al mondo aeronautico. Un viaggio mai interrotto grazie al figlio Antonio che ne ha preso il testimone traghettando Columbus nel nuovo millennio.
Ha sempre capito il tubo, Antonio Colombo, anche dopo l’avvento del carbonio. L’ha ripensato, ridisegnato e riproposto, ma questa volta l’ha fatto per celebrare la storia industriale della sua famiglia, che ha contribuito a far crescere il made in Italy nel mondo. Tubi d’acciaio, congiunzioni che tengono assieme una bellissima e suggestiva storia d’impresa, e farlo e continuare a farlo nell’epoca del carbonio è davvero un’impresa.
I Colombo, con la loro Columbus, hanno sempre capito il tubo, dandogli forme e anima. C’è chi con i tubi non ci fa quasi nulla e chi in cento anni di storia ci ha fatto di tutto. Per costruire un telaio per bicicletta di tubi ne servono undici. E ne gli anni se ne sono serviti tutti: da Coppi a Bartali, da Gimondi a Moser, per arrivare a Pantani. Cento anni di storia e di storie, raccolti, catalogati e presentati in quattro mostre, frutto di attente ed estenuanti ricerche nei propri archivi e non solo.
Dopo l’esposizione dedicata a mobili e tubi metallici, si va avanti con «Columbus continuum». Negli spazi della Galleria Antonio Colombo Arte Contemporanea in via Solferino 44, da oggi al prossimo 18 gennaio potrete ammirare «Anima d’acciaio, Columbus e il design della bicicletta», un’ideale percorso sull’innovazione tecnologica della bicicletta negli ultimi cento anni, a cura di Francesca Luzzana e Federico Stanzani.
Potrete ammirare i primi tubi rinforzati in acciaio cromo ai primi bracci di forcella ellittici lavorati a freddo. Ma di grande suggestione e impatto sono anche i tanti oggetti in mostra: dai cataloghi, ai libri ingialliti dal tempo, dalle biciclette, ai macchinari e strumenti di lavoro.
«Con questa seconda mostra della rassegna Columbus Continuum – spiega a tuttobiciweb Antonio Colombo – vorremmo condurre il visitatore in un mondo che è stato, ma che sarà. In pochi metri quadrati abbiamo condensato la storia del ciclismo e d’impresa, d’Italia ma anche del mondo. Qui viene esposta la produzione e la genialità oltre al pensiero che ha consentito di realizzare cose eccezionali. Qui ho messo tanto di me, di noi, di un Gruppo che è famiglia e si è fatta impresa, ma è sempre stata negli anni famiglia. Tutto questo, però, non è stato fatto solo da noi, per questo un ringraziamento va anche e soprattutto agli enti, alle istituzioni museali, alle aziende, ai privati e agli amici più in generale di Columbus che hanno contribuito con passione, generosità e competenza alla composizione e alla realizzazione di questa mostra che è il nostro regalo per noi e per tutti quelli che vorranno venire a visitare questa esposizione che, sono certo, non vi lascerà indifferenti».
Dopo l’«Anima d’acciaio», sarà la volta a febbraio di «Dentro il tubo, Columbus e l’innovazione tecnologica nella produzione di tubi speciali» a cura di Paolo Erzegovesi e Alberto Bassi. A marzo «Traguardo volante, Columbus e Cinelli tra arte e bicicletta» a cura di Luca Beatrice. Segnatevi questi appuntamenti, e se non ci venite, sappiate che sbagliate di grosso e non ci avete davvero capito un tubo.
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