“Tecnico, scientifico, strategico. Competente, preciso, aggiornato. E – soprattutto – corretto, impeccabile, irreprensibile. Dino Salvoldi, quello che ho conosciuto io in una collaborazione cominciata in Nazionale nel 1995 e conclusa nel 2011, è sempre stato così”.
Alessandra D’Ettorre è stata campionessa del mondo juniores nel 1996e campionessa europea Under 23 nel 2000. Stradista e pistard, ha partecipato a quattro Mondiali (2000 a Plouay, 2002 a Zolder, 2005 a Madrid e 2011 a Copenaghen) ed è stata riserva a un’Olimpiade (2008 a Pechino). “Salvoldi ha cominciato come collaboratore tecnico del c.t. Dario Broccardo, poi è diventato c.t., io sempre come atleta, l’ultima volta nel Mondiale cronosquadre nel 2013 a Firenze. E in tutti questi anni non c’è mai stato un solo momento, un solo gesto, una sola allusione, una sola intrusione. E, volendo, le occasioni ci sarebbero potute essere, si sarebbero potute creare”.
Per allenarsi con il tecnico, spesso Alessandra si trasferiva da Castelvecchio Calvisio, una trentina di chilometri da L’Aquila, a Trezzo sull’Adda, una quarantina da Milano: “Venivo ospitata nella casa della zia Lina, parente di Dino. Camera, bagno, cucina. Ospite. Non dovevo pagare nulla. Per me era come stare in una seconda famiglia. Allora il ciclismo era povero, ci si aiutava come si poteva. E lontano dalle corse, nelle ore libere dagli allenamenti, spesso Salvoldi ci proponeva di partecipare a sagre paesane. Una volta siamo andati a Milano per il Festivalbar. Era un modo per distrarci, divertirci, rilassarci. E neppure in quei momenti ci sono stati comportamenti inopportuni”.
Eppure, contro Salvoldi, adesso ci sono le accuse di alcune cicliste: “Porte aperte? No. Possesso di chiavi? Neanche. ‘Avances’ sessuali? Neppure. Contatti fisici? Alcuni massaggiatori mi chiedevano sempre il permesso: ti faccio il gluteo? E il gluteo è una zona che deve essere massaggiata perché sottoposta a sollecitazioni e contrazioni. Altri massaggiatori, comunque, non lavoravano su quella parte. Apprezzamenti? Anche a me è stato detto che sarei dovuta dimagrire, perché meno peso si traduce in più velocità, ma l’ho sempre considerato soltanto un suggerimento tecnico”.
Oggi D’Ettorre, 41 anni, moglie e mamma di due figli, lavora come Carabiniere forestale: “Mi sono allontanata dal ciclismo solo per ragioni di tempo. A me il ciclismo ha dato tanto: educazione, passione, divertimento, opportunità, anche questo lavoro. Non voglio che su quella lunga parte della mia vita ci possano essere ombre o sospetti. Salvoldi, con me, è sempre stato esemplare”.