Pensieri azzurri dal ritiro di Torbole, alla vigilia del volo per Leeds e del primo contatto con la pioggia di Gran Bretagna.
Giovanni VISCONTI (4 mondiali: Mendrisio, Melbourne, Firenze e Ponferrada. Riserva a Stoccarda): «Ci speravo, ma non ci credevo. Dopo il grave incidente che mi ha visto protagonista il 12 luglio scorso al Giro dell’Austria, ho pensato solo a guarire e a recuperare per poter disputare un buon mese di settembre e ottobre: la maglia azzurra è la logica conseguenza. Volevo solo finire bene, per ricominciare bene. Cosa mi aspetto domenica? A 36 anni chiedo solo una buona giornata, per poter svolgere al 101% i compiti che mi saranno affidanti. Sto bene, ho entusiasmo e voglia: spero di divertirmi e divertire».
Giovanni è l’immagine della serenità: un uomo realizzato e in pace con se stesso. «Ho ancora tanta passione – ci racconta -. Mi piace allenarmi, fare le corse e sognare… Mi piacerebbe tanto poter correre un’Olimpiade. Farò di tutto per potermi fare trovare pronto per Tokyo. Quanti anni ho intenzione di correre ancora? Almeno due anni».
Poi la domanda di rito: sui rivali più temibili. «In cima alla mia lista un solo nome: Mathieu Van der Poel. Poi uno come Peter Sagan, che ha vinto tre mondiali, non si può certamente non considerare, soprattutto per il finale che sembra disegnato per lui. Più sotto, Michael Matthews e Greg Van Avermaet».
Sonny COLBRELLI (3 mondiali: Ponferrada, Doha e Bergen. Riserva a Richmond): «Arrivo a questo appuntamento come mi aspettavo e di questo sono soddisfatto. Ora spero davvero di poter vivere una bella giornata mondiale, anche se questo non dipenderà solo da me, ma anche e soprattutto dai miei avversari. Peccato non essere andato come volevo nelle due corse in Canada e poi al rientro ho avuto a che fare con un brutto virus intestinale. Cosa vorrei fare per essere contento? Dare il 110%, se poi arrivasse una medaglia…».
Sugli avversari non ha dubbi. «Anche per me Mathieu Van der Poel sarà l’uomo da battere, ma attenzione a Peter Sagan. Appena sotto Greg Van Avermaet e poi vedo un Julian Alaphilippe che proverà a far saltare il banco da lontano: la corsa è lunga e lui ha sempre fretta…».
Gianni MOSCON. (2 mondiali: Bergen, Innsbruck): Sorride Gianni e la prende anche con filosofia. «Certo, speravo di arrivare a questo appuntamento con ben altri risultati, ma così è andata. L’importante è finire bene e, soprattutto, fare un bel mondiale, per me e per la nazionale, alla quale io tengo sempre in modo particolare. Non siamo la nazione di riferimento, ma siamo una buonissima squadra, che può inventarsi qualcosa di buono».
Poi il reduce di Innsbruck (degli azzurri di un anno fa è l’unico presente) parla dei probabili avversari. «Van der Poel, Sagan, Gilbert e poi guai a sottovalutare uno come Kristoff…».
Matteo TRENTIN (4 mondiali: Valkenburg, Bergen, Doha, Richmond): «Van der Poel è uno di quelli da battere, assieme però a Gilbert, Van Avermaet, Roglic, Fuglsang, Pogacar… insomma, sono tanti, e noi dovremo essere bravi ad essere lì, con i migliori. Io sto bene. So di aver fatto tutto quello che c’era da fare per arrivare in condizione, ma so anche che il ciclismo non è una Playstation e nemmeno il gioco di shanghai. Se ci muoviamo bene, possiamo anche noi fare la differenza. Emozionato? Io generalmente non sento la pressione. Sono uno che devono svegliare, perché al mattino dorme (chiedere a De Marchi, ndr). Più che emozione, sento una carica emotiva particolare. È una corsa come le altre, che non vale come le altre».
Alberto BETTIOL (1 mondiale: Bergen): «Arrivo come volevo, anche se avrei fatto a meno di quel piccolo rallentamento al Giro di Germania (risentimento all’inguine e rinuncia forzata alla corsa, ndr). Cosa mi è successo? Alla fine mi hanno detto che era solo e soltanto affaticamento. Sono stati sufficienti tre giorni di riposo e di questo posso solo ringraziare la mia squadra (la EF) e lo staff medico. Poi a casa ho simulato il Giro di Germania, per tornare al punto in cui ero, quando mi ero preparato a Livigno con Sonny (Colbrelli). Se spero nella pioggia? A me piacciono le corse dure e lunghe, se poi c’è anche brutto tempo meglio così: sono pur sempre un uomo da classiche del nord. Favoriti? Van der Poel fa paura».
Diego ULISSI (4 mondiali: Valkenburg, Firenze, Richmond, Bergen): «Il percorso mi piace, perché è selettivo e impegnativo. Vedrete, sarà un mondiale durissimo, molto più di quanto si possa pensare. Paura dei quasi 300 km da percorrere? Sono tanti, verissimo, ma non soltanto per me. Nessuno è abituato a queste distanze, che affrontiamo solo alla Sanremo. Io sono pronto e so di poter fare la mia parte. I miei favoriti? Io l’ho detto anche i ragazzi, con un mondiale così tosto vedo solo gente di esperienza e abituati ad un certo tipo di corse, come Van Avermaet, Gilbert e l’eterno Valverde. Poi ci sono tanti ottimi corridori in seconda fascia, noi ne abbiamo più d’uno. Matteo (Trentin) è in cima alla lista».
Salvatore PUCCIO (1 mondiale: Bergen): «È un percorso che mi piace un sacco, duro, selettivo ma affrontabile. Ci sono tanti metri di dislivello (3.800, ndr), ma sono tutti strappi affrontabili, non è certo Innsbruck. Io su percorsi impegnativi mi esalto e spero di essere utile alla causa azzurra. Alla Ineos ho imparato ad affrontare le corse con personalità, senza subire la gara. Poi si può vincere o perdere, ma l’importante è interpretarla nel modo giusto. Io spero di aiutare la squadra a restare nel vivo della corsa fino all’ultimo, pronti a giocarsela. I miei favoriti? Van der Poel fa paura, va davvero forte, ma Matteo non è da meno. Ma occhio a Valverde: il vecchietto non scherza».
Davide CIMOLAI (esordiente): «Il percorso non l’ho visto, ma a forza di sentir parlare di questo percorso sono già stanco. A parte gli scherzi, mi sono fatto un’idea che è tipo l’Europeo di Glasgow: ci sono solo 50 km in più. Per il resto non siamo una superpotenza, ma assieme al Belgio – che è la nazione guida – la squadra forse più equilibrata di tutte. Sarò felice se sarò in grado di correre come un anno fa all’Europeo. Spero di fare la mia parte: stopper o attaccante, a seconda della situazione. Gli uomini di battere sono tanti, a cominciare dal fenomeno Van der Poel. Poi Alaphilippe e Greg Van Avermaet. Ma io con i pronostici non sono bravo…».
Se sei giá nostro utente esegui il login altrimenti registrati.