La prima tappa scatta da Marsala, la città dove sbarcarono i Mille, passa per Calatafimi e si conclude a Palermo. La seconda comincia dal viale della Marina di Reggio Calabria e arriva a Catanzaro. Il percorso risale gli Appennini e si decide, come da tradizione, sulle Alpi. L’ultima frazione, a cronometro, da Treviglio a Milano, regalerà il vincitore e i vinti.
E’ “Il Giro d’Italia del ‘44”. Mai disputato per la Seconda guerra mondiale. Ma sognato, ideato, vissuto, immaginato e pedalato da Martino. E’ il 1940, lui ha otto anni e scopre che la bicicletta è un cavallo alato e il ciclismo un’altra vita. Succede quando scende dalla Balilla del nonno a un paio di chilometri dal Passo dell’Abetone, e sotto la pioggia e fra gli incoraggiamenti accoglie un primo corridore, Ezio Cecchi, “lo Scopino di Monsummano”, e dietro di lui, in prepotente rimonta, è folgorato da un “corridore che sale rapido come un levriero: è giovane, giovanissimo, lo sguardo crudele di chi fiuta la vittoria”. Il signor Romolo sostiene che “questo” arriva diritto a Modena, il nonno precisa che “questo” arriva diritto a Milano. “Questo” è il nuovo eroe di Martino. Indossa una maglia verde oliva, porta la scritta Legnano, si chiama Fausto Coppi. E quattro anni dopo, fra combattimenti e Liberazione, fra angoscia e fame, fra agguati e speranze, Martino inventa la sua personalissima corsa. Riuscirà Coppi a trionfare?
“Il Giro del ‘44” è il romanzo di Nicola Cinquetti (Bompiani, 204 pagine, 13 euro) sul mondo salvato da un ragazzino. Le sue armi sono pacifiche, creative, silenziose. La sua borraccia: “’Questa ce la metto io sopra il conto - dice il signor Romolo -. E’ la borraccia di Coppi, me l’ha data il suo meccanico personale, che è un mio grande amico’, e io non sapevo se essere più felice per la bicicletta o per la borraccia”. La sua bicicletta: una gloriosa Gloria, che accompagna Martino tra tedeschi e americani, castagni e ulivi, bombardamenti e mitragliate, frenate e forature, patrioti e banditi, merli e grilli, bulli e una pupa di cui finirà per innamorarsi. E c’è la corsa a tenere accesa la fantasia, l’attenzione, la vita: “Chilometro 21, metà gara. Coppi è scatenato. Il suo vantaggio è salito a un minuto e 20 secondi sulla maglia rosa, mentre Bartali e Valetti sono in grave ritardo e devo abbandonare le residue speranze di vittoria. La gara, ormai, è tra Coppi e Maes. Ancora una mezz’ora di corsa appassionante e sapremo chi sarà il vincitore di questo rocambolesco Giro d’Italia. E se chiedessimo al cuore di fare un pronostico, il cuore ci direbbe senz’altro che…”.
Cinquetti/Martino – e di questo gli siamo grati - scopre la vita con leggerezza, sorpresa, ingenuità, purezza, tenerezza. La bicicletta non lo tradirà.
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